Un tassista si rifiuta di accompagnare dal medico una ragazza che si sente male. Lei è una diciottenne nigeriana, da aprile in Italia, a Ferrara, seguita dal Centro Donne e Giustizia. Lunedì mattina le sue inquiline chiamano la mediatrice culturale del centro: la giovane sta male, accusa forti dolori alla pancia. La mediatrice, Maria, 40 anni, anche lei nigeriana, corre a vederla. I dolori sono così forti che le impediscono di camminare. L’accompagna poco distante, sul piazzale della stazione, per prendere un taxi.

“Mi ha detto bruscamente che lui se la ragazza sta male non la prendeva su. Che il suo taxi non è un’ambulanza”. Maria, esterrefatta, ha provato a convincerlo: “Non le sto chiedendo di curarla, solo di accompagnarla dal medico”. E l’uomo: “No, io non la prendo su”.

Accanto a loro altri due tassisti stavano seguendo la scena, “ma nessuno di loro è intervenuto”. Maria è da 18 anni in Italia. Da 15 vive a Ferrara, dove si è sposata e ha messo su famiglia. Da altrettanto tempo lavora per il Centro Donne Giustizia. Parla italiano perfettamente, a differenza della giovane che stava accompagnando. “Per sua fortuna non ha capito cosa stesse succedendo. Mentre si teneva la pancia con le mani guardava me e il tassista senza capire”.

Alla mediatrice non è rimasto che sorreggere la diciottenne fino alla vicina piazzetta Toti, farla sedere sul marciapiede e chiamare il 118. Al ritorno dal pronto soccorso è tornata nel piazzale della stazione per prendere il numero di targa e di matricola del tassista e fare una segnalazione.

La vicenda si inquadra in una serie di eventi che hanno visto proprio la zona della stazione, la cosiddetta “Gad”, al centro di tensioni tra residenti e stranieri per via del degrado e del problema sicurezza. Due mesi fa una italiana aveva cercato di fotografare una ragazza nigeriana seduta su un’altalena proprio in quella piazzetta Toti dove Maria attendeva l’ambulanza. Ai giornali dirà di essere stata aggredita e malmenata da quattro nigeriani che l’hanno apostrofata come “italiana di merda”. I testimoni presenti, tra cui due operatori Cgil, smentiranno la sua versione: un amico della ragazza, afferrandola per il braccio, le aveva chiesto perché voleva fotografare chi non stava facendo nulla di male. La sua risposta, riferita a un altro quotidiano locale on line, è stata: “Su quell’altalena ci devono andare i bambini, non i negri spacciatori. Sono animali, non sono persone, sono negri spacciatori. Non voglio nemmeno sentire nominare il fenomeno integrazione”.

Quanto invece all’episodio del taxi negato “non mi è mai capitata una cosa del genere” dice Maria a ilfattoquotidiano.it. E se fosse stata un’italiana a chiedere il passaggio, il tassista avrebbe accettato? “Sono sicura di sì”. La pensa così anche il Centro Donne e Giustizia: “Vista la nazionalità dell’operatrice e della ragazza, si ipotizza che tale comportamento e inadempimento ai propri doveri sia dovuto ad una evidente discriminazione etnica e pertanto chiediamo che tale segnalazione venga presa in considerazione e venga seguita da una adeguata risposta”.

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