Ci mancava anche questa. Non bastavano appalti, gare e lavori. Raffaele Cantone dovrà occuparsi anche di Rai. Ed in particolare dello spettro dell’assumificio che a quanto pare rifà la sua comparsa. A rivolgersi all’Anac, Autorità nazionale anticorruzione, è stato il deputato del Pd, Michele Anzaldi (nella foto). Molto critico, come noto, con il nuovo management dell’azienda insediato da appena un anno a viale Mazzini. Ma anche con i suoi colleghi parlamentari. “Sono tutti muti di fronte ad un cambiamento promesso e che non c’è. Di Rai non parla nessuno, stanno tutti zitti. Perché?”. 

Lui invece parla, eccome. Non c’è audizione in commissione di Vigilanza di cui è segretario che non meriti un comunicato stampa. Chiude “Virus” di Nicola Porro? Eccolo firmare una lettera di protesta. I nuovi palinsesti? “Molto intrattenimento e poca informazione: la Rai sta cambiando pelle, ma in peggio. Assomiglia sempre più ad una tv commerciale. Ma un privato mai e poi mai metterebbe mano al portafoglio per assumere l’ennesimo giornalista quando ne avesse già a bizzeffe”, dice Anzaldi a ilfattoquotidiano.it riferendosi, senza mai nominare nessuno, all’ultimo caso scoppiato in casa Rai. Dopo la cancellazione di ‘Ballarò’ rimpiazzato da un format condotto da Gianluca Semprini reclutato dalla scuderia di Sky Tg 24. Apriti cielo.

Questa volta Anzaldi ha preso carta e penna ma non per vergare il solito comunicato. Ma per scrivere direttamente ad Anac, oltre che al procuratore generale della Corte dei Conti: verifichino ed in tempi brevi se esistono profili di irregolarità in questa ed per altre procedure di assunzione, già denunciate dall’Usigrai. In particolare il sindacato dei giornalisti Rai aveva presentato due esposti, il primo del 26 aprile  dopo l’assunzione di circa 20 alti dirigenti dall’esterno. E un altro, la scorsa settimana, per l’assunzione a tempo indeterminato di Semprini con la qualifica di caporedattore a Rainews da utilizzare nella conduzione di un nuovo programma a Rai3. Due esposti a cui è seguita la protesta, clamorosa, dello sciopero della firma dei servizi per un’intera giornata. Ora Anzaldi prova ad alzare il tiro chiamando in causa direttamente Raffaele Cantone.

Ma che c’entra l’Anac con la Rai? Secondo il sindacato dei giornalisti le assunzioni sarebbero avvenute in violazione dell’obbligo previsto dal Piano anticorruzione di verificare attraverso lo strumento di selezione del ‘job posting’, la possibilità di reperire prioritariamente tra i dipendenti della società i profili professionali richiesti In ogni caso, secondo l’Usigrai, il ricorso alle assunzioni esterne sarebbe avvenuto senza una procedura trasparente e tracciata, così come previsto dal documento in questione. Insomma, uno strumento che sulla carta doveva servire a segnalare un cambiamento, a rilanciare l’immagine dell’azienda e per allontanare i sospetti: in una parola basta contratti agli amici degli amici. E invece?

La Rai – spiega Anzaldi – ha sottoscritto formalmente un impegno specifico con l’Autorità Anticorruzione. Ma l’obbligo imposto dal job posting è rimasto lettera morta:  la nuova direttrice di Rai3 nel corso della sua audizione in commissione parlamentare di Vigilanza Rai, in relazione al caporedattore assunto dall’esterno, ha affermato di essere in azienda da poco più di tre mesi. E di non avere avuto il tempo di verificare se qualcuno dei circa 1.700 giornalisti interni fosse in grado di condurre il nuovo programma. Ecco, a me pare difficile che non ve ne fosse nemmeno uno in grado di condurre un programma. Nulla di personale, ma qui o siamo di fronte all’assunzione del nuovo Enzo Biagi oppure c’è qualcosa che non va”.

Ma oltre all’Anac, Anzaldi chiama in causa anche la Corte dei Conti. Perché la Rai  è una società pubblica finanziata dal canone degli italiani, quasi due miliardi di euro all’anno. “E da questo mese i contribuenti troveranno l’imposta direttamente nella bolletta dell’energia elettrica, quindi con ancora maggiore responsabilità per l’azienda. Piccole o grandi cifre che siano – dice il parlamentare dem a proposito dei contratti di assunzione su cui si chiede di accendere un faro –  si tratta di soldi dei contribuenti. E che dire dei giornalisti Rai? Fossi in loro, pretenderei risposte chiare e nette dall’azienda e dal sindacato e, se non arrivano, dagli organi di controllo e garanzia. Si configura una sorta di nuova forma di stalking professionale: forse addirittura centinaia di persone pagate, tutelate con il contratto di lavoro ma costrette a non fare nulla, vedendosi continuamente scavalcate”.

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