Paolo Borrometi è un giovane e coraggioso cronista siciliano, costretto a vivere sotto scorta per le sue inchieste, pubblicate dal sito Laspia, sui clan mafiosi di Ragusa e dintorni. Per quelle inchieste ha subito due aggressioni, è stato costretto a cambiare città e a condurre una vita “blindata”. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ritenuto di attribuire a Lui e alla giornalista Federica Angeli il riconoscimento di cavalieri al merito della Repubblica.

Questa mattina davanti al tribunale di Ragusa si aprirà il processo a carico dei suoi presunti aggressori e, tra questi, quel Giambattista Ventura che ha pensato bene di inviare minacce persino via social: “Ti scippu la testa merdoso…”, una delle tante, forse una delle più “eleganti”. Il giudice per le indagini preliminari, nel motivare il rinvio a giudizio, ha sottolineato la possibile finalità mafiosa e il favoreggiamento a sostegno dei clan dominanti.

Dal momento che Borrometi è stato colpito e minacciato, proprio per aver tentato di illuminare le oscurità della mafia e del malaffare, garantendo ai cittadini il diritto ad essere informati, la Federazione della stampa, insieme all’Associazione di stampa regionale, ha deciso (ed il tribunale ha accolto l’istanza) la costituzione parte civile, presentata anche dall’Ordine dei giornalisti della Sicilia e dal comune di Vittoria. Chi aggredisce il diritto di cronaca colpisce il diritto del giornalista, ma lede anche i valori racchiusi nell’articolo 21 della Costituzione, anche per questo il processo di Ragusa acquista una forte valenza civile e simbolica.

“Non parlate solo del mio caso, ma usate anche questo processo per raccontare le storie di tante cronisti minacciati e spesso lasciati senza tutela alcuna, quello che ci serve non è solo la scorta armata ma anche una scorta civile e mediatica capace di costruire un muro di solidarietà e di rilanciare le inchieste sgradite ai mafiosi e ai corrotti”, questo l’appello lanciato da Paolo Borrometi alla vigilia del processo. Proviamo a raccoglierlo e trasformarlo in impegno quotidiano.

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