“Sermone unificato”, distribuito tramite testo scritto, al quale gli imam dovranno attenersi durante la khutba, ossia la predica tenuta in occasione della preghiera del venerdì. La novità è stata annunciata da Muhammad Mokhtar Joumaa, il ministro dei Beni religiosi egiziano, che ha comunicato il  “nuovo modello” da adottare nelle varie moschee del Paese

Ilham Shahin, professore all’Università di al-Azhar al Cairo, ha espresso il proprio dissenso: “E’ una decisione scorretta, almeno formulata in questo modo”. Il professore ha sostenuto che “nei Paesi dove vi sono istituzioni che sovrintendono alle attività di predicazione vi sono tre tipologie di predicatori: quelli di primo livello, noti per il loro rispetto delle leggi, che sono liberi di trattare gli argomenti che vogliono; quelli di secondo livello ai quali vengono dettate le linee principali del sermone, che poi sviluppano in modo autonomo; quelli di terzo livello che si devono attenere a un testo scritto”. La nuova norma in questo senso porrebbe i predicatori tutti sullo stesso livello, limitandone la libertà d’espressione, un grave errore secondo il professore in quanto “non tutti gli argomenti sono adatti a tutte le aree del Paese”, essendo l’Egitto un ampio Paese con numerose differenze culturali al suo interno.

Secondo il professore universitario esiste un compromesso e consiste nel “nominare un predicatore libero nelle aree che hanno una loro specificità”. Sui social network è intanto scoppiata anche la polemica dei predicatori, i quali hanno lanciato una campagna dal titolo “No al sermone scritto“.

 

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