Emmanuel sfuggiva dal terrorismo in Nigeria ed è morto in Italia per mano di un razzista.

Emmanuel è morto in un Paese schizofrenico: tra i nostri politici c’è chi, (come Roberto Calderoli) si diletta a usare epiteti razzisti, chi, (come Matteo Salvini), confonde vittime e carnefici seminando paura e odio; e infine c’è chi (come Matteo Renzi), piange i morti per poi brindare ai contratti militari miliardari con le nazioni dittatoriali.

Apriamo gli occhi: i barconi carichi di disperati sono legati a doppio filo alle navi cariche di missili che vanno verso sud, e alle navi cariche di prodotti realizzati con manodopera schiava, dirette verso nord.

Il 16 febbraio scorso Italia e Qatar hanno firmato per l’allestimento della loro nuova flotta navale militare. Un contratto da 5 miliardi di euro, di cui 3,8 miliardi a Fincantieri, per la costruzione di quattro grandi corvette, due pattugliatori minori, equipaggiate con i più moderni sistemi elettronici e di armamento; e 1,1 miliardi a Mbda Italia per i sistemi missilistici antiaerei e antinave. Roberta Pinotti, ministra della Difesa l’ha definito «il più importante contratto mai firmato dall’Italia con un Paese straniero per quanto riguarda la parte navale». Forse la ministra non sa che il Qatar ha sostenuto e continua a sostenere le formazioni terroristiche.

Pochi mesi prima Finmeccanica-Leonardo hanno firmato accordi con il Kuwait per la fornitura di 28 velivoli Thyphoon del consorzio europeo Eurofighter dal valore 7-8 miliardi di euro. Per Mauro Moretti, l’amministratore della multinazionale italiana, è  «il più grande successo commerciale del gruppo».

Il governo italiano non ha pudore: tra i primi dieci paesi a cui vendiamo materiale bellico ci sono gli Emirati arabi uniti (304 milioni di euro) e l’Arabia Saudita (258 milioni). Paesi dittatoriali che guidano la coalizione arabo-africana in conflitto nel vicino Yemen.

Sebbene l’Egitto si riveli sempre più un potere autocratico e intollerante, (vedi il caso Regeni) l’Europa continua ad arricchire il suo arsenale. Il Cairo acquisterà entro il 2020 dalla Francia, grazie a finanziamenti sauditi, 7 navi da guerra, un satellite militare e 24 caccia Rafaele.

Uno dei più influenti attivisti egiziani anti-sistema, Abdel Mansour, è in Italia per chiedere al nostro parlamento di «bloccare le forniture di programmi informatici usati contro gli oppositori».

Centinaia di migliaia di profughi fuggono dall’Eritrea, paese dittatoriale, dove i diritti umani vengono calpestati e la libertà di stampa repressa, dove le Ong vengono cacciate. Nonostante questo, l’Eritrea riceve cospicui finanziamenti dall’Occidente, a cui fanno gola le miniere e le riserve di petrolio e gas ancora intatte. La compagnia canadese Nevsun è stata accusata in un recente rapporto delle Nazioni unite di aver sfruttato una miniera d’oro con il lavoro forzato. in partneriato con il governo eritreo.

In Nigeria le fuoriuscite di petrolio dagli oleodotti di Eni, Shell, Total hanno completamente devastato il Delta del Niger, aggravando povertà e conflitti sociali.

Dalle armi, ai software, alle miniere, al petrolio, al legno: tanti sono i modi per sfruttare la povertà e fare affari coi dittatori. Il rapporto “Legno insanguinato”, ossia Global Witness accusa le multinazionali del legno di aver pagato milioni di euro ai ribelli della Repubblica Centroafricana, per poter continuare a tagliare gli alberi ed esportare il legname liberamente. Milizie colpevoli di omicidi di massa, rapimenti, stupri e reclutamento forzato di bambini soldato.

Nigrizia, la storica rivista dei Comboniani, accusa: “Le decisioni comuni di Bruxelles sul tema migrazione sono solo una risposta militare-umanitaria, figlia di una logica di minaccia-compassione. In realtà, c’è un vuoto che nessuno vuole coprire”.

Mentre la politica piange con lacrime di coccodrillo i morti per mare o per terra, un’economia di morte continua a prosperare. Ricordiamocelo, ai funerali di Emmanuel. Perché il sacrificio suo e di tutti i profughi che cercano un mondo migliore non sia vano.

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