Dopo quello di Pordenone, anche il Comune di Udine ha deciso di depotenziare il segnale wi-fi nel centro cittadino per evitare assembramenti di richiedenti asilo nei luoghi dove l’accesso alla rete è libero. Depotenziare quando non staccare del tutto, come nel caso del comune Destra Tagliamento, che per provvedimento del suo sindaco fresco di nomina, Alessandro Ciriani (centrodestra), si appresta a sperimentare un centro storico con parchi e piazze senza connessione.

“Potenziamento dei controlli e del personale di vigilanza, lavoro volontario per 50 profughi, sospensione temporanea e sperimentale del wi-fi, nuove iniziative commerciali e culturali per le piazze. Stiamo tentando di restituire parchi e piazze alle loro funzione naturale che, di certo, non è quella del bivacco. Se questo produrrà dei disagi momentanei (come per il wi-fi) ce ne scusiamo ma speriamo che si comprenda la necessità di una collaborazione di tutti per arginare un fenomeno così complesso”. Questo è parte del messaggio apparso sulla bacheca Facebook del primo cittadino pordenonese lo scorso 5 luglio, il giorno dopo le decisioni assunte dalla sua giunta appena insediatasi. E sulla scia del collega, anche il sindaco di Udine Furio Honsell (Pd), ha preso la stessa decisione, sebbene edulcorandola attraverso la formula del “depotenziamento”.

Nel capoluogo friulano, secondo le dichiarazioni di Honsell, l’intento è quello sia di impedire capannelli di persone, sia quello di tutelare il diritto di turisti e cittadini di usufruire della connessione libera. Con le basse frequenze, infatti, si prevede che soltanto pochi utenti possano connettersi simultaneamente alla rete, impedendo così il generarsi di gruppi numerosi nei pressi della trentina di ripetitori degli edifici comunali. La decisione dell’amministrazione udinese arriva anche a seguito delle lamentele dei residenti, che in passato avevano acceso il dibattito anche intorno alle attività di un circolo Arci cittadino che da qualche mese mette a disposizione i suoi locali per lo svolgimento di lezioni di italiano a favore di un gruppo di richiedenti asilo, per tre pomeriggi a settimana. Che gli studenti aspettassero l’inizio delle lezioni fuori dal circolo, approfittando della rete internet libera dello stesso, ha sollevato diverse polemiche nel quartiere. La risposta del direttivo del associazione è arrivata prima con la convocazione di un’assemblea pubblica, a cui sono stati invitati i residenti, per spiegare le attività che si svolgono all’interno della sede e poi con la riduzione del segnale, che ora permette l’accesso a un massimo di 15 utenze alla volta ed è regolato con un timer su orari prestabiliti.

I diversi provvedimenti nei centri del Friuli Venezia Giulia, se da un lato incontrano il favore di alcuni cittadini, dall’altro hanno scatenato le risposte delle opposizioni. La lista civica “Pordenone 1291”, arrivata al ballottaggio con la sua candidata Daniela Giust per la poltrona di sindaco, ha commentato non senza una certa ironia la decisione di Ciriani, ipotizzando «con l’arrivo della calura la chiusura delle numerose fontanelle e lavatoi luoghi di incontro e refrigerio di molti pordenonesi». Anche la segretaria regionale del Pd Antonella Grim ha espresso la sua perplessità attraverso una nota in cui ammette «che non si possono togliere sevizi e spazi di libertà ai cittadini per condurre battaglie ideologiche contro gli stranieri». La soluzione pareva averla trovata solo Honsell, con l’idea di aprire il wi-fi all’interno della Caserma Cavarzerani, che a Udine ospita circa 800 richiedenti asilo. Ma, per il momento, anche questa prospettiva (in ogni caso criticata dall’opposizione) sembra impraticabile. E così richiedenti asilo, cittadini e turisti, in Friuli Venezia Giulia, saranno per il momento privati di una delle più recenti conquiste delle amministrazioni locali.

Anna Dazzan

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