Vivace botta e risposta tra il direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, e il deputato Pd, Emanuele Fiano, sulle riforme costituzionali e sul relativo referendum, nel corso di In Onda Estate (La7). Travaglio, prendendo spunto dal suo nuovo libro, scritto con Silvia Truzzi, “Perché NO” (Paper First), si sofferma su quella che ha battezzato “schiforma Boschi-Verdini”: “Ho scritto questo libretto-guida, perché continuo a sperare che la gente va a votare SI’ o NO sapendo cosa c’è nella riforma. Qual è la peggiore tra questa riforma e quella di Berlusconi del 2006? Quella di Renzi è molto peggio. La Devolution del 2006 dichiarava apertamente di voler inserire il premierato e quindi manteneva una piccolissima forma di contrappeso nei confronti di quel premierato. Ora invece c’è un premierato strisciante, non dichiarato, assoluto, che è privo di qualsiasi controllo interno ed esterno al Parlamento e che cambia anche la prima parte della Costituzione“. E aggiunge: “Questa riforma consegna al capo del primo partito un potere assoluto. Manca solo lo ‘ius primae noctis’ e poi il premier è assolutamente inamovibile“. Fiano smentisce che ci sia alcun rischio autoritario e contesta a Travaglio le sue osservazioni sulla riforma di Berlusconi: “Noi invece abbiamo accresciuto gli strumenti di democrazia per il Paese”. “Fiano non tiene conto di un fatto” – ribatte Travaglio – “e cioè che il presidente del Consiglio è circondato da uomini liberi, eletti direttamente dal popolo, che votano senza vincolo di mandato e che quindi sono il principale contrappeso a eventuali tendenze del premier a debordare dai suoi poteri. Con la riforma Boschi-Verdini e con l’Italicum avremo un Parlamento, dove i nominati sono la stragrande maggioranza. Il giorno delle elezioni parlamentari” – continua – “noi non avremo più la scheda elettorale del Senato, perché i senatori se li nominano i consiglieri regionali. Questo costa 30 milioni di euro l’anno. Se rinunciassero al finanziamento pubblico, come ha fatto il M5S, risparmieremmo il triplo“. E rincara: “Quando il Parlamento è formato per i 4/5 dai nominati, parliamo di gente scelta dal capo della maggioranza, che se li è scelti a sua immagine e somiglianza: si tratta quindi di servi, di cavalli di Caligola, spesso di asini di Caligola, che gli obbediscono in tutto e per tutto. E hanno un unico scopo: farsi rinominare la volta successiva. Quale diavolo di contrappeso può essere un Parlamento di servi e di cavalli di Caligola nei confronti di colui dal quale dipende la loro vita e la loro morte?”

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