Il ministro Carlo Calenda conferma. Area Spa “ha ricevuto in data 13 giugno 2016 l’autorizzazione all’esportazione in Egitto di un sistema di monitoraggio delle comunicazioni su Internet per fini di sicurezza nazionale”. Proprio come aveva rivelato un articolo de ilfattoquotidiano.it. “L’utilizzatore finale del prodotto sono i servizi di sicurezza egiziani”, chiarisce il ministro dello Sviluppo economico. Ed è la prima volta che il Consiglio nazionale di difesa, citato nei documenti ufficiali proprio come utilizzatore finale del prodotto, viene esplicitamente equiparato all’intelligence del Paese in cui è stato brutalmente torturato ed ucciso il giovane ricercatore italiano, Giulio Regeni. Ma non è tutto. Calenda ha spiegato di aver chiesto alla Direzione generale per la politica commerciale internazionale del Mise “di rivalutare i presupposti dell’autorizzazione concessa”, all’azienda di Vizzola Ticino, “anche ai fini di un’eventuale revoca”.

FUORI AREA I chiarimenti sono arrivati dopo l’interrogazione di Sinistra italiana, presentata come primo firmatario da Ciccio Ferrara, componente del Copasir, l’organismo parlamentare che vigila sull’attività dei servizi segreti. Che in un’intervista al nostro giornale aveva definito “un fatto gravissimo” l’autorizzazione concessa ad Area Spa. Una vicenda che, come sostenuto dall’esponente di Si, “ha dell’incredibile”. Soprattutto “dopo l’omicidio di Giulio Regeni e alla luce della mancata collaborazione delle autorità de Il Cairo” nelle indagini sulla sua barbara uccisione “che ha spinto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni a richiamare il nostro ambasciatore”. Nell’interrogazione Ferrara chiedeva di sapere quali iniziative il ministero intendesse assumere “per revocare immediatamente l’autorizzazione concessa alla società Area Spa per la vendita di un software spia” all’Egitto. Ma anche “di ogni altra autorizzazione alla vendita di prodotti legati ai sistemi di sicurezza e controllo delle informazioni di Paesi che, al pari dell’Egitto, violano sistematicamente i diritti umani, sindacali e democratici”.

CATTIVE PROMESSE Il via libera dell’Autorità che fa capo al Mise è arrivato dopo che il 31 marzo 2016 era stata bloccata, per “mutate situazioni politiche”, la commercializzazione in 46 Paesi, tra i quali anche lo stesso l’Egitto, del software Rcs Galileo realizzato dall’azienda milanese Hacking Team. Un prodotto diverso ma assimilabile per funzioni a quello di Area Spa. “A parere degli interroganti – ha scritto Ferrara nell’interrogazione – dopo l’omicidio di Giulio Regeni, la non collaborazione e la reticenza delle autorità egiziane nello svolgere indagini congiunte con le autorità italiane nell’accertamento dei fatti che hanno portato alla morte di Regeni, il richiamo dell’ambasciatore italiano e la promessa di azioni ferme contro l’Egitto fino al raggiungimento della verità, sarebbe incredibile che oggi il governo italiano autorizzi la vendita di software spia che monitorano le comunicazioni ad un Paese come l’Egitto, dove vi è un governo dittatoriale che nega sistematicamente i diritti umani e reprime ogni forma di dissenso con la violenza”. Anche tenuto conto che “stando ai dati di Amnesty international, solo nel 2015 in Egitto sono stati riscontrati 1.176 casi di tortura, 500 dei quali con esito mortale”.

LIBERO SCAMBIO Chiamato a rispondere in Aula sulla vicenda, Calenda è partito da una premessa: “Sul caso Regeni l’Italia ha respinto con forza ogni ricostruzione infondata proveniente da Il Cairo. Continueremo a chiedere all’Egitto l’individuazione dei responsabili”. Quanto ad Area spa, l’autorizzazione “è stata rilasciata dalla Direzione generale per la politica commerciale internazionale del Mise sulla base di un parere favorevole espresso all’unanimità dal Comitato consultivo”. Composto da rappresentanti dei ministeri degli Esteri, del Mise, dell’Economia, della Difesa, dell’Interno, dell’Istruzione e della Salute oltre a quattro esperti tecnici. “Per il rilascio di questo tipo di autorizzazione, infatti, è prassi consolidata – ha sottolineato il ministro – che l’Autorità competente si conformi al parere del Comitato consultivo”. Parere che si basa sul “principio generale cui sono informati gli scambi internazionali e la piena libertà di commercio”. Principio che “può subire limitazioni in presenza di misure restrittive: embargo generale sugli scambi ovvero sanzioni ad hoc adottate nelle sedi appropriate”. Come, ad esempio, Nazioni Unite e Unione europea. “Ma nel caso specifico dell’Egitto – ha ricordato Calenda – non sussistono elementi di tale fattispecie”.

SERVIZI PERICOLOSI Insomma, dal punto di vista tecnico, tutto è avvenuto nel pieno rispetto delle prescrizioni. Ma, dal punto di vista politico, assicura il ministro “condivido le preoccupazioni espresse”. Al punto da aver chiesto “alla direzione generale di rivalutare i presupposti dell’autorizzazione concessa anche ai fini di un’eventuale revoca”. Non solo: “Proporrò di rivedere le attuali procedure affinché, nel rispetto degli obblighi internazionali, prevedano criteri ancora più stringenti rispetto a quelli oggi in vigore per l’esportazione di beni dual use”. Considerazione accolte con soddisfazioni da Ferrara. Che tuttavia non ha mancato di sottolineare, in sede di replica, due punti di dissenso. “Sul caso Regeni abbiamo l’impressione che questa vicenda sia ormai delegata esclusivamente alla magistratura – osserva il deputato di Si –. Mentre sul piano politico non si avverte la pressante richiesta di verità pressante da parte del governo italiano su quello egiziano”. Secondo. “Per quanto riguarda Area capisco la libertà di commercio, ma capisco anche che i servizi segreti egiziani hanno a che fare non solo con il caso Regeni ma con tanti altri casi che sono stati denunciati in questi anni”. La settimana scorsa, anche la deputata di Scelta Civica, Adriana Galgano, aveva presentato un’interrogazione sulla vicenda, rivolta, oltre che al Mise, anche al ministero degli Esteri. Non è quindi escluso che il caso Area Spa torni all’ordine del giorno dell’Aula di Montecitorio.

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