Alla fine l’Ufficio di presidenza della Camera si è limitato a prenderne atto. Ratificando, di fatto, il riparto della torta da oltre 30 milioni, l’equivalente di 50 mila euro per ciascuno dei 630 deputati, che per il 2015 i gruppi parlamentari di Montecitorio si sono spartiti. In fette più o meno grandi in base alla rispettiva consistenza numerica. C’erano del resto le relazioni della società di revisione a certificare la correttezza dei bilanci e la rimborsabilità delle spese rendicontate. Eppure non è mancato chi ha avuto da ridire. Contestando la natura di alcune delle stesse spese. In particolare quelle sostenute da Partito democratico e Movimento 5 Stelle. “Il finanziamento pubblico ai partiti è uscito dalla porta ma, a quanto pare, è rientrato dalla finestra”, ironizza il deputato di Sinistra italiana, Gianni Melilla.

Onorevole con chi ce l’ha?
Innanzitutto con i colleghi del Pd. Che hanno utilizzato parte del contributo incassato nel 2015 – parliamo di 14,6 milioni di euro – per finanziare, a mio avviso, anche attività di partito con le risorse destinate ai gruppi parlamentari.

Per esempio?
Per esempio la partecipazione alle Feste dell’Unità di Milano, di Roma e per il 70° anniversario di quella di Bologna. Senza contare alcune campagne di comunicazione come quella “Era un impegno. Ora è realtà”, un’iniziativa del Partito democratico e non del gruppo parlamentare, con tanto di affissioni di manifesti negli spazi comunali autorizzati e addirittura sugli autobus pubblici. Per non parlare delle spese sostenute per il referendum confermativo sulla riforma costituzionale, nato da un ddl di iniziativa governativa che, non a caso, porta il nome della ministra Maria Elena Boschi.

Andiamo avanti…
E che dire dell’ipocrisia dimostrata dai 5 Stelle? A parole tuonano contro il finanziamento pubblico ai partiti, salvo poi utilizzare anche loro parte dei rimborsi al gruppo parlamentare – circa 3,8 milioni di euro nel 2015 – per iniziative del Movimento. Come le spese per la stampa del materiale tipografico del III Restitution Day relativo al fondo per sostenere le piccole imprese. Per carità, iniziativa meritoria, ma che c’entra con le spese del gruppo? E che dire degli stand e i gazebo allestiti alla manifestazione ‘Italia 5 Stelle’ di Imola sempre a carico del bilancio del gruppo?

E di fronte alle sue obiezioni come ha reagito l’Ufficio di presidenza?
Di fatto non ha reagito. Sono rimasti tutti in silenzio. Avevo chiesto di mettere ai voti la ratifica dei rendiconti, anche per poter verbalizzare i miei rilievi ed esprimermi contro l’avallo di queste spese. Ma la presidente Boldrini ha chiarito che, trattandosi di prendere semplicemente atto degli attestati della società di revisione, sulla questione da me sollevata non era possibile votare. Sebbene continui a ritenere che sarebbe stato opportuno anche per un altro delicato profilo.

E quale sarebbe?
Mettiamo che tra qualche anno un magistrato controlli i rendiconti e si scopra che le mie obiezioni erano fondate, come la metteremmo in questo caso? Con una votazione, almeno, sarebbe stato chiaro chi ha approvato e chi invece no questi rendiconti.

Twitter: @Antonio_Pitoni

 

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