Nelle situazioni di maltrattamento, all’interno di una coppia, la difficoltà di una donna non risiede esclusivamente nel lasciare il compagno violento ma, molte volte, anche nel sostenere il dolore che questa separazione comporta. Non è facile troncare una relazione violenta e spesso è anche più difficile reggere l’onda d’urto successiva. Per quanto ciò possa apparire paradossale, in quanto terminare un rapporto implica la presa d’atto che non è più possibile portarlo avanti, molte donne sanno di cosa sto parlando. Nonostante gli abusi, non si cessa di rimanere legati a qualcuno, anche nel tentativo di allontanarlo dalla propria vita. Se un determinato tipo di relazione, per quanto lesivo, è stato possibile, è perché c’è stato un incastro di dinamiche, vissuti e storie passate che ha creato terreno fertile, indipendente, in parte, dall’aver incontrato quella persona.

Non tutte le relazioni abusanti lo sono di continuo, ma possono essere intervallate da momenti differenti e, talvolta, ci si trova incatenati in una sorta di inconscia punizione che ci si vuole autoinfliggere, pensando che forse non ci si meriti altro oppure che lui possa essere salvato dal proprio “resistere”. Siamo bravi a trovare giustificazioni per tutto, anche per quello che può annientare. Alcune donne possono continuare a desiderare l’uomo che fa loro del male, consapevoli del dolore che, da lui, hanno ricevuto e del pericolo insito in ogni possibile interazione futura. Lasciare mentalmente un uomo violento costa tempo e fatica che non si esauriscono con l’aver deciso e l’aver messo in pratica questa scelta. La distruttività di un legame nel quale c’è violenza sta in questo, non se ne esce con un colpo di spugna, anche quando s’imbocca la strada giusta.

Si può aggiungere una sorta di senso di colpa, ci s’interroga riguardo a cosa si sarebbe potuto fare di diverso, non capendo che qualcosa di diverso l’avrebbe potuto solo fare chi la violenza l’ha agita, però non lo ha mai fatto. E’ lui il problema e non può essere lei la soluzione, altrimenti i maltrattamenti non avrebbero avuto luogo o si sarebbero interrotti. Una donna che lascia un uomo violento incorre nelle reazioni di lui, che possono essere in linea con quanto già avvenuto in passato. L’uomo può mettere in atto comportamenti di stalking, minacce e il reiterarsi di violenze. Più di una donna racconta di quanto questo spaventi e imponga troppe ingiuste restrizioni, ma anche di una sensazione di smarrimento e confusione se e quando lui cessa di “darle tutta questa attenzione”, arrivando finalmente a trovare una ragione della fine del rapporto. Non sto parlando di tutte le relazioni abusanti, ma succede.

Talvolta separarsi è l’unico modo per ricomporsi. Il dolore che segue alla separazione, unito all’immane fatica del ricomporsi, genera demoni che imperversano nella mente e nel cuore per un tempo indefinito. Rendersi disponibili al tormento è il prezzo da pagare per riaprirsi alle possibilità della vita. Volercela fare da sole è quasi eroico, ma non bisogna fare le eroine a tutti i costi; la possibilità di un sostegno adeguato da parte dei centri antiviolenza è di primaria importanza. Un trauma (e la violenza è traumatica) ha bisogno di uscire fuori attraverso le parole per potere tornare, nell’animo, limitando i danni. Le relazioni violente distruggono i parametri di riferimento ed è necessario che la donna possa ricostruirli anche attraverso l’oggettività di una persona altra a quel rapporto.

Chiedere un aiuto è il passo più importante. Se nel breve termine forse allevia poco, può fare la differenza nel lungo. Vedere dove è nascosta la buca nella quale si è inciampati, permette di riconoscerla se si dovesse ripassare dallo stesso posto. Si tenta sempre di colmare i vuoti, farlo in una relazione violenta li trasforma in buchi neri. Credo che una donna, quando esce fuori completamente da una storia di violenza, maturi dentro di sé una forza enorme; il prezzo che ha dovuto pagare non lo dimenticherà, in esso sta tutta la dignità che hanno tentato di toglierle. Il suo dire no alla violenza è il suo urlare si a un’esistenza migliore.

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