Una class action del valore di quasi 15 miliardi, una cifra superiore di 5 miliardi rispetto all’importo citato in precedenza. A tanto ammonta, secondo alcune fonti citate da diversi media americani, l’accordo fra la Volkswagen, il governo federale americano e i legali che rappresentano i proprietari di circa 475mila veicoli Volkswagen: il Dieselgate che nel 2015 ha fatto chiudere l’anno all’azienda con 1,58 miliardi di euro di buco, costerà alla casa di Wolfsburg la cifra più consistente mai registrata negli Stati Uniti per una class action. Il gruppo tedesco verserà fino a 10,03 miliardi per coprire i costi legali e i risarcimenti legati ai ricorsi dei proprietari dei veicoli coinvolti nello scandalo, fino a 2,7 miliardi per un fondo ambientale e altri 2 miliardi per promuovere la tecnologia per veicoli a zero emissioni. Ancora a bocca asciutta, intanto, i clienti sull’altra sponda dell’Atlantico: le associazioni dei consumatori lamentano come i proprietari europei siano stati “snobbati“, considerati come “cittadini di serie B“.

Stando ai media americani, Volkswagen è pronta a riacquistare o riparare veicoli interessati dallo scandalo delle emissioni diesel e a risarcire ciascun proprietario. I titolari delle auto negli Stati Uniti potranno scegliere anche di avere il veicolo modificato, riparato di fatto in maniera da rispettare gli standard adeguati, invece di rivenderlo a Volkswagen, anche se ciò comporterebbe con tutta probabilità una riduzione nella performance dell’auto. Risarcimenti sono previsti anche per i proprietari di auto Volkswagen che le hanno vendute dopo l’esplosione dello scandalo. Risulta inoltre che già martedì 28 giugno i termini del’accordo verranno presentati ad un giudice federale in California che dovrà dare l’approvazione definitiva necessaria per partire con l’applicazione del piano.

I risarcimenti per ciascun proprietario andranno dai 5.100 ai 10mila dollari, sulla base del valore del veicolo prima dello scorso settembre, ovvero il momento in cui Volkswagen ha ammesso pubblicamente che le sue auto indicate come “clean” erano state progettate in maniera tale da aggirare i test sulla qualità sull’impatto ambientale, in particolare rispetto alla qualità dell’aria. Volkswagen verserà inoltre 2,7 miliardi di dollari a favore di un fondo della Environmental protection agency (Epa), l’agenzia federale che si occupa di protezione dell’ambiente, a titolo compensativo per l’impatto ambientale delle auto “manipolate”, mentre s’impegna a spendere due miliardi di dollari in nuovi progetti per auto più pulite.

Si prevede tuttavia che, nonostante l’entità dell’accordo, il piano riguarderà soltanto una parte degli 11 milioni di auto vendute nel mondo, la gran parte in Europa, che la casa produttrice ha riconosciuto contenevano il software manomesso. E dall’Europa, dall’Italia in particolare, arriva l’accusa del Segretario dell’Unione Nazionale Consumatori Massimiliano Dona: “Tutto questo è vergognoso, l’Italia e l’Europa pagano lo scotto di non avere una vera class action con danno punitivo” ed ecco “perché la Volkswagen sta snobbando sia gli italiani che gli europei, come se fossero cittadini di serie B rispetto agli americani”.

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