Ci è voluto un po’ prima che me ne rendessi conto. Solo dopo l’ennesimo episodio in cui qualcuno (uomo ovviamente) mi parlava di qualcun’altra (donna ovviamente), ritraendo la protagonista in base ai suoi appetiti sessuali, ho finalmente capito.

Saltando dall’evergreen “se li è passati tutti” al più sofisticato “ha fatto da nave scuola a tutta la squadra di calcio”, passando dal più esplicito “è una zoccola” ai consueti sottesi di moglie fedifraga di marito beone, il glossario per descrivere un certo tipo di donna è succoso quanto un’anguria d’estate.

In qualsiasi salsa di costume la si voglia mettere, si tratti di ragazze giovani o signore di mezza età, una donna sessualmente libera attira spesso l’ira di quei cagnetti che avrebbero anch’essi voluto addentare l’osso, ma restati a bocca asciutta preferiscono recitare la parte di giudici sovrani.

Perché, sebbene gli italiani non disdegnino affatto la compagnia di amanti a pagamento con le quali fare di tutto e di più (le statistiche ‘in chiaro’ parlano di due milioni e mezzo all’anno, il 50% dei quali sono sposati) quando si tratta di conoscenti, mogli o ex fidanzate, l’immagine della donna lussuriosa lascia i salvifici moralisti con le viscere in subbuglio. Tanto da mettere in piedi vere e proprie campagne denigratorie ai danni della scostumata impenitente.

Nel 2016 in pieno consumo YouPorn, sono ancora in molti a scandalizzarsi se una donna reale, in carne ed ossa (in qualche modo quelle dello schermo appartengono a un mondo ‘altro’) ha una vita sessuale ricca e alternata e non se ne vergogna. Con buona pace delle Sante Marie Goretti agli arresti domiciliari in attesa dei mariti che, “trattenuti in ufficio”, sostano sugli argini sotto qualche cavalcavia.

Ci sarà sicuramente in platea un nutrito pubblico di uomini che plaude la libertà delle proprie mogli e una longeva felicità sessuale di coppia, per nulla turbati dall’emancipazione femminile. Perché a nessuno piace professarsi bigotto, nemmeno al primo della classe. E’ solo svoltato l’angolo, in presenza di altri pari, davanti ai banconi dei bar che lo sberleffo diventa maligna diceria.

In un paese così intrinsecamente cattolico come l’Italia non stupisce che nelle molte sfaccettature della vita sociale resista ancora la duplice effigie della Madonna e di Maria Maddalena (il Madonna-whore complex freudiano). Immagini anteposte del concetto di donna: l’una sacra l’altra sacrilega. In un Paese dove il culto della madre è fortemente impresso, non sorprende che gli uomini ricerchino nella compagna doti di conclamata virtù, integerrima madre della propria progenie. E quanto non rientra nel virtuoso disegno viene marchiato a fuoco, sudicio, e come tale oggetto di infamia.

La liberazione sessuale scaduta nella mercificazione della donna in molteplici aspetti della società, dal porno alle pubblicità, dai cartelloni ai programmi televisivi, non ha reso gli uomini più emancipati. E nonostante l’immenso volume di sesso a portata di click dove tutto, anche l’inammissibile, è fruito con leggerezza, le Afroditi dei giorni nostri creano ancora malessere e disagio.

Perché la vera libertà, intesa come purezza di spirito, non è quella del fare ma del pensare.

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