“A 69 anni mio padre, dopo tutto quello che ha fatto nel calcio italiano e dopo aver portato in alto la bandiera dell’Italia nel mondo, pensavo che meritasse questo ruolo invece non potrà svolgerlo per colpa di una clausola di un regolamento assurdo. E perché io da 15 anni svolgo la mia attività con professionalità, dopo aver fatto un processo penale di 2 anni e dopo averlo vinto”. E’ lo sfogo di Davide Lippi, agente Fifa e figlio dell’ex ct azzurro Marcello, nel corso di “Si gonfia la rete”, su Radio Crc. “L’albo degli agenti Fifa non esiste in Italia, c’è stato un cambio di regolamento. La regolamentazione italiana è tutta da sistemare. In ogni caso, sono agente Fifa, ho sempre fatto e continuerò a fare il mio lavoro seriamente. Mi spiace davvero tanto, perchè avevo letto tra le righe una grande emozione in mio padre nello svolgere il ruolo di direttore tecnico e adesso sono triste perché aveva scelto di prestare un servizio alla Federazione e al calcio italiano e invece tutto ciò non accadrà”. E aggiunge: “Quando mio padre ha vinto il Mondiale, ero agente Fifa e in Nazionale avevo un solo giocatore in procura, Massimo Oddo, che non giocò’ nemmeno un minuto. Da quando questo regolamento è stato approvato, non penso di essere l’unico caso, ma quando si parla di Davide Lippi diventa tutto un caso. Mio padre mi ha sempre detto: ‘Tanti nemici, tanto onore’. Ma da figlio sono dispiaciuto”. Lippi jr chiosa: “Mio padre è un grande uomo, aveva deciso di restare in Italia a lavorare, ma non potrà farlo. Nutro grande rispetto per lui e, quando rileggo le parole che mi ha dedicato, ancora mi emoziono. Guarderemo avanti, siamo persone serie e andiamo avanti per la nostra strada”

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