“Oggi non mi scuserò, come ho fatto quattro anni fa, quando ho sbagliato. Non mi scuserò perché stavolta io non ho fatto nessun errore“. Sono le prime parole pronunciate da Alex Schwazer, intervenuto alla conferenza stampa fissata all’hotel Laurin di Bolzano. Ieri sera, infatti, è stata diffusa la notizia di una seconda positività del marciatore altoatesino ad un controllo antidoping, che dopo la squalifica di quattro anni fa ha trionfato nella 50 chilometri in Coppa del mondo a Roma. “Da un anno e mezzo – ha detto l’atleta – sto facendo tanta fatica: andando a Roma ad allenarmi da Sandro (l’allenatore Sandro Donati ndr), chiedendo a lui di fare il possibile per dimostrare che il mio ritorno sia pulito. Per questo motivo oggi non mi devo scusare con nessuno: non con il mio allenatore e nemmeno con chi mi sta vicino”.

“Detto questo – ha proseguito il marciatore – io sono stato informato ieri di questa positività: non so altro, solo che per me è un incubo, è la peggior cosa che potesse succedere. Ma vi giuro che qui si andrà in fondo. Ho investito troppo in questo ritorno, ho dato tanto, troppo. Non abbandonerò perché c’è un’ostilità, nel cercare di non farmi gareggiare, di non farmi vincere a Roma”.  Il risultato delle analisi ha evidenziato un valore di testosterone 11 volte superiore alla norma. Solo il secondo test però, quello effettuato quattro giorni dopo il rientro con vittoria del marciatore. Perché la prima volta lo test aveva dato esito negativo. E tra quel prelievo e le controanalisiSchwazer è risultato negativo ad altri 15 test, compresi quello relativo passaporto biologico e le analisi effettuate volontariamente.

“Probabilmente – ha detto sempre l’atleta in conferenza stampa – qualcuno non vuole che io vada alle Olimpiadi. Se non ci riesco, perché i tempi sono abbastanza stretti, darò comunque il massimo per chiarire questa situazione. Io tutto quello che ho fatto in questi anni lo rifarei. So benissimo che un atleta che è già stato trovato positivo ha poca credibilità“.

Prima di Schwarzer, era toccato all’avvocato Gerhard Brandstaetter , legale dell’atleta, annunciare in conferenza  stampa l’innocenza del suo cliente. “Faremo una denuncia contro ignoti – ha detto il legale – questa è una notizia incredibile, devastante che non possiamo accettare perché profondamente ingiusta. Vi posso e vi voglio dire subito una cosa: Alex con questa vicenda non ha nessuna responsabilità. Noi speriamo di potere trovare la verità, ovviamente anche nell’interesse superiore di giustizia. Per noi è inconcepibile, tutta la vicenda è senza dubbio strana, una provetta che a gennaio è stata negativa, a maggio, 5 giorni dopo che Alex ha fatto una prova straordinaria, venga riaperta e venga classificata positiva a sostanze dopanti”.

Quindi è stata la volta di Sandro Donati, il guru dell’antidoping che aveva deciso di collaborare al suo rientro nel marzo 2015, tornare a garantire la correttezza di Schwazer. “Resterò accanto ad Alex- ha detto – considerando il suo passato è l’identikit perfetto dell’atleta che si dopa all’insaputa dell’allenatore e di coloro che gli sono accanto. Quale migliore pretesto avrei avuto per abbandonarlo in questo momento, magari facendo la figura di quello che non se n’è accorto. Questo non accadrà mai, abbiamo intrapreso un progetto unico al mondo”.

“Da questa vicenda – ha continuato l’allenatore – mi sono reso conto di due cose: la prima è che l’atleta trovato positivo diventa una preda, un soggetto singolo e debole su cui ci si può accanire. La seconda è che l’odio che c’era nei miei confronti per le mie lotte al doping doveva trovare una vendetta. Eccola servita”. “Con Alex – ha spiegato sempre Donati – abbiamo iniziato un percorso unico: abbiamo fatto 35 controlli ematici all’Ospedale San Giovanni e i risultati li abbiamo dati alla Wada e alla Iaaf non ricevendo risposte. Alex ha anche rinunciato alle finestre quotidiane per i controlli, rendendosi disponibile 24 ore al giorno”.

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