Esiste un problema oggettivo, evidenziato in modo macroscopico da questa tornata elettorale amministrativa, di selezione di una valida classe dirigente, urgente per tutti i partiti, non solo per il Pd.

Laddove, più per caso che per necessità, sono riusciti a emergere candidati validi e credibili, al di fuori delle lobbies chiuse degli ormai ex partiti tradizionali, l’elettorato italiano si è dimostrato sufficientemente aperto e libero dai condizionamenti e dai “suggerimenti “ che il potere economico-lobbista con i suoi “procacciatori di voti” a pagamento , ha sempre cercato di imporre alla libera volontà popolare.

Esiste una disaffezione grave e crescente verso la politica e i partiti che va assolutamente fermata se vogliamo cercare di rispettare e tutelare il dono più grande, e pagato a caro prezzo con tanto sangue, della libertà di voto in Italia a mio parere legata alle evidenti difficoltà di trasparente ricambio di classe dirigente.

Le modalità di selezione di candidati a sindaco, priva di regole certe e nazionali per le primarie del centrosinistra, ha mostrato sin dal primo momento a Napoli i suoi limiti più evidenti, umiliando tutti i cittadini napoletani e di fatto “suicidando” il Pd, e le sue lobbies locali.

Egualmente, ed ancor più a Napoli, la cosiddetta selezione sul web del M5S non mostra efficacia e affidabilità.

Per eleggere il candidato sindaco con la visione più accurata del futuro dobbiamo concentrarci meno su cosa i candidati dicono e più sul modo in cui pensano.

Personalmente, avrei votato per il candidato che dimostrava di eccellere in due parametri: l’accuratezza nelle previsioni e, altrettanto importante, quanto le sue previsioni migliorano con il tempo.

Parafrasando Václav Havel, il drammaturgo che divenne presidente della Cecoslovacchia e guidò la Rivoluzione di velluto, preferisco eleggere un sindaco che cerca la verità piuttosto di uno che pensa di averla trovata. Oserei dire che questo è il segreto del successo del “secondo” De Magistris a Napoli, quello apparso dopo la sospensione imposta dalla legge Severino.

A mio parere, la strada della riconferma per Luigi De Magistris è apparsa quando egli ha perso le sue “certezze” da magistrato sotto assedio all’interno del Comune di Napoli e ha cominciato a girare la città come “sindaco da strada”. E questo se lo è potuto permettere grazie alla lealtà di tecnici non politici come il vicesindaco Raffaele Del Giudice, “fratello” ambientalista di Legambiente.

Speriamo di avere eletto un sindaco che ha la saggezza di mettere insieme la squadra migliore.

Questo potrebbe comportare dover tendere la mano anche al partito avversario, come fece il repubblicano Abraham Lincoln quando invitò il democratico Edwin Stanton a diventare un membro del suo governo, (ma che viene costantemente rifiutata nei direttori “grillini”).

Il direttorio, almeno a Napoli, ha dovuto incassare l’infallibilità di proverbi antichissimi: Nemo “pro Fico” in patria, specie dopo la palese volontà espressa da questi membri del direttorio di “incanalare” il Movimento verso amici “fidati” e non verso i migliori esperti e attivisti appartenenti al territorio campano.

Studi dimostrano che lavorando insieme i cardiochirurghi, anche tra loro professionalmente rivali, abbassano il tasso di mortalità dei loro pazienti; gli sviluppatori di software realizzano progetti di alta qualità finendoli entro la scadenza; l’equipaggio stanco di un aereo che ha volato insieme per qualche giorno fa comunque meno errori di uno riposato ma che non ha mai volato insieme prima.

Le elezioni amministrative dovrebbero essere un confronto sulle capacità di governare al meglio, innanzitutto con onestà, ma anche con competenza, metropoli complesse come Napoli. La popolarità e l’ideologia dovrebbero avere un peso minore di quanto ne hanno oggi nella scelta di un presidente o di un primo ministro.

Trovare il leader migliore significa premiare i candidati che hanno la saggezza di sapere cosa non sanno, che hanno abbastanza fiducia nelle loro capacità di fare previsioni da essere disposti a metterle alla prova, che sono capaci di circondarsi dei collaboratori giusti, con cui condividono del tempo.

In questo modo avremo sindaci non solo più preparati a reagire agli eventi del futuro, ma soprattutto che sono anche in una posizione migliore per determinarlo.

Io so che Napoli è oggettivamente e da tempo il principale laboratorio politico nazionale, e la necessità di regole certe e nazionali per selezionare al meglio classe dirigente vera, si è dimostrata indilazionabile innanzitutto a Napoli e di conseguenza nel resto di Italia, e vale dal Pd al M5S, ma nessuno sembra comprendere la vera lezione di questa tornata elettorale.

Ognuno vuole giocare solo con le regole che gli fanno più comodo, da Renzi a Beppe Grillo .

Scopriamo adesso se il “secondo” De Magistris, nato dopo la sospensione della legge “Severino” avrà imparato la dura ma provvidenziale lezione, e se Napoli è solo una “anomalia locale” o il vero e nuovo “laboratorio di politica nazionale”.

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