“A un onesto incompetente preferisco uno che, anche se non è uno stinco di santo, sia però competente”. Era l’estate del 2012 quando, parlando del Movimento 5 Stelle con alcuni colleghi, sentii per la prima volta esprimere un concetto che è rimasto attualissimo. Curiosamente, allora come oggi, l’ipotesi di una persona sia onesta che competente non è nemmeno contemplata. Più probabilmente in Italia la furbizia è a tutti gli effetti considerata come un prerequisito della competenza.

Nonostante questo – o meglio: a maggior ragione per questo – ricordo che proprio in quel periodo siglai la scommessa di cui continuo a andare orgoglioso, pronosticando che alle elezioni politiche del successivo febbraio 2013 Beppe Grillo avrebbe raggiunto il 25%. Fui ovviamente preso per pazzo. Non dimentichiamo infatti che del M5S, allora, non parlava praticamente nessuno. Veniva scientificamente oscurato dai media, o al più venivano irrise quelle che erano derubricate alle ignobili goliardate di un comico in declino. Non c’erano sindaci pentastellati in nessun comune d’Italia e, soprattutto, solo un paio di temerari istituti demoscopici – ma già a ridosso della scadenza elettorale – osarono prevedere un risultato che non andava comunque oltre il 16%.

Ne parlai a sfinimento, in anticipo di anni su opinionisti e analisti profumatamente pagati (e ancora oggi distanti anni luce dal comprendere la fenomenologia “grillina”). Scrissi numerosi articoli per ribadire come quella di Grillo fosse una interessantissima iniziativa prepolitica e neorisorgimentale, forse capace per la prima volta di scardinare e ridisegnare la geografia della convivenza civile in Italia.

Scommessa elettorale

Oggi, dopo anni di silenzio, il rinnovato interesse per la possibile evoluzione della maturità civica di molti concittadini è riconducibile alle parole recentemente pronunciate dal Presidente di Intesa-SanPaolo Enrico Salza, in merito alla possibile elezione di Chiara Appendino a sindaco di Torino: “Non può non vincere Fassino perché se capitasse questo, è finita non solo Torino e il Piemonte ma molte altre cose. […] Ho molta stima di Chiara Appendino, ma con quale presunzione possono governare una città come Torino? Mi rifiuto di credere che basti la buona volontà per comandare. Sono convinto che Fassino ce la farà”.

Sorvolando sulla terminologia – “presunzione” e soprattutto “comandare” sono preziosismi dialettici da pura archeologia del management – registro come arroganza ignoranza restino per qualcuno un asset-mix formidabile: due ingredienti che, negli anni delle vacche grasse garantivano successo e potere a chiunque ne abusasse.

Le parole del Presidente del secondo gruppo bancario italiano, oltre a rappresentare “a sua insaputa” il miglior endorsement possibile per la candidata a cinque stelle, dimostrano infatti – se mai ce ne fosse ancora bisogno – come il settore in cui ho lavorato per quindici anni e che ho abbandonato nel 2014 sia ancora totalmente incapace di intercettare le dinamiche interne alla società in cui pretende di operare. D’altronde è noto: grazie ai fiumi di denaro che entravano comunque dalla finestra anche trattando a pesci in faccia i propri clienti, il sistema bancario italiano è stato cronicamente in ritardo praticamente su tutto: dal semplice adeguamento delle infrastrutture informatiche ai sistemi di governance, di organizzazione, di valutazione del rischio e di gestione del personale. Tanto, a gonfiare l’utile netto per semplice inerzia, c’erano il margine d’interesse (anni 60-80), poi le commissioni da servizi (anni 90-oggi) e infine il trading (anni 2000-oggi): mantenersi al passo con i tempi sarebbe stato solo un inutile aggravio di costi. Ed ecco il perché di questi intoccabili pachidermi dorati.

Ma i nodi stanno finalmente venendo al pettine. Non ultimi, i circa 200 miliardi di sofferenze a cui è bellamente arrivato il sistema-Italia (il fondo Atlante avrà la stessa efficacia che ha un cerotto su un arto in cancrena). Il sistema bancario, sia centrale che periferico, è in ogni parte del mondo l’epicentro della sudditanza psicologica della modernità al dio-denaro. Come ogni organismo malato, prima o poi ci lascerà le penne. O, se sarà abbastanza scaltro, farà in tempo a trasformarsi.

Leggendo le parole di Salza ho riso di gusto. Spero solo che i ragazzi del M5S, quando toccherà a loro, non siano così politicamente corretti da (fingere di) dimenticarsene.

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