Da un paio di giorni Ford ha tolto i veli alla Ka+, la sua nuova “urban” destinata a calcare le strade europee e proposta a prezzi attorno ai 10.000 euro. Rispetto alla precedente edizione l’auto è cresciuta di circa 30 cm, arrivando ad una lunghezza di 3,92 metri, abbandonando inoltre l’architettura costruttiva della Fiat 500 e dotatandosi delle 5 porte. Sotto al cofano c’è il “Duratec” 1.2 da 70 e 85 cavalli di potenza, mentre all’interno figura il nuovo sistema infotelematico “SYNC” con AppLink e comandi vocali. Se vi sembra di averla già vista da qualche parte è perché la nuova Ka+ deriva dalla Figo, vettura offerta sui mercati emergenti dell’India e dell’America Latina: si signori, anche la Ka è diventata un’auto globale, al pari del mini-suv EcoSport.

Il tutto fa parte della strategia “One Ford”, voluta dall’ex amministratore delegato del marchio, Alan Mulally, per il rilancio dell’Ovale Blu. La stessa con cui a Detroit si sono liberati dei marchi Jaguar, Mazda e Volvo. Certo, a vederle così, sia Ka+ che EcoSport (anche se quest’ultima ha beneficiato di aggiornamenti) non sono di impatto immediatamente europeo pure se funzionali ai trend commerciali del vecchio continente; e c’è anche chi è rimasto “scottato” nel tentativo di vendere un prodotto destinato prevalentemente all’India anche in Europa (citofonare a Nissan Micra per maggiori dettagli). Ma la globalizzazione toglie e dona: ecco perché da un anno a questa parte Ford importa la mitica Mustang, regina della muscle-car, anche in Europa. Inoltre Focus e Mondeo (che in USA si chiama Fusion) sono divenute uguali al di là ed al di qua dell’Atlantico. Senza contare l’arrivo nel vecchio continente di suv di taglia grande e dal gusto squisitamente yankee, come la Edge, o di pick-up come la Ranger.

Inoltre a Detroit stanno contemporaneamente spingendo sulla sportività del marchio – con auto come la Focus RS, la stessa Mustang e la GT, supersportiva simil-Ferrari da 400 mila euro – e sul programma Vignale, un progetto che mira a conferire un sapore premium ad alcuni modelli: a cambiare non sono solo le finiture delle vetture ma anche l’approccio al cliente e il tipo di assistenza offerta, dalla compravendita fino alla rottamazione dell’auto. Il target è quello di risparmiargli i tempi morti della proprietà di un veicolo, come i tagliandi ad esempio: sarà la concessionaria a venire a ritirare l’auto a casa per fare la manutenzione e a restituirla linda e pinta. Insomma in Ford sono convinti di poter coprire dal‘economico al premium, passando per il luxury delle superportive: una “coperta” lunga da Bombay a Beverly Hills.

Quasi superfluo dire che anche per Ford le tematiche del futuro sono quelle dell’elettrificazione, della guida autonoma e della mobilità alternativa. Fra le auto a batteria c’è già la Focus Electric, che arriverà nella gamma entro fine anno. Tuttavia l’ad Mark Fields ha annunciato che la “sua” compagnia è già al lavoro su una EV da 320 km di autonomia (la suddetta Focus arriva a 160). Tutto questo rientra in un maxi investimento da 4 miliardi di euro per lo sviluppo di 13 modelli green entro il 2020. Fields ha inotre dichiarato che “nei prossimi 25 anni vedremo molte applicazioni dell’autonomous driving” (per la quale l’ad ha triplicato gli investimenti in Ricerca e Sviluppo), lasciando aperta la porta ad alleanze con Google ed altri giganti dell’hi-tech. A lungo termine invece Ford punta a diventare un costruttore 2.0: va letta in tal senso la nascita di “Ford Smart Mobility”, costola creata appositamente per “sviluppare servizi di mobilità emergenti”, come la connettività, la guida autonoma, il car-sharing e la customer experience.

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