La corsa per il ballottaggio entra nel vivo. E a Milano l’uomo del Pd Giuseppe Sala cala la carta di Gherardo Colombo, ex magistrato simbolo di Mani Pulite e personalità indiscussa della cosiddetta “società civile”, di cui è uno storico esponente. Proprio il suo nome era circolato tra i possibili candidati della lista di sinistra, poi guidata da Basilio Rizzo. Ad affiancarlo sarà un pool di tre nomi di peso raccolti in un comitato che lavorerà a titolo gratuito: Mara Brassiolo, presidente di Transparency e imprenditrice, Stefano Nespor, avvocato e giornalista pubblicista fondatore di greenlex e direttore della Rivista Giuridica dell’Ambiente (RGA) e infine Federico d’Andrea, esperto contabile con una lunga e prestigiosa carriera in Guardia di Finanza (fu chiamato da Guido Rossi nell’Ufficio indagini della Responsabile del comando provinciale di Bergamo Figc, affidato alla guida dell’ex capo del pool di Mani Pulite, Francesco Saverio Borrelli).

E’ un colpo ad effetto quello che il Pd milanese e il suo candidato piazzano in vista del ballottaggio sul filo di lana con Stefano Parisi, distaccato di un solo punto che non lascia tranquilli i maggiorenti del partito. Le ragioni di questa scelta, recita una nota, sono legate a un “ambizioso piano di opere pubbliche”, segue elenco: riqualificazione delle periferie, ristrutturazione di molti complessi di edilizia residenziale di proprietà del Comune, implementazione delle linee di trasporto con almeno 30 nuove stazioni nei prossimi dieci anni, riqualificazione degli ex scali ferroviari etc. “Le risorse necessarie alla realizzazione di queste opere saranno ricavate anche grazie alla cessione di quote di partecipazione possedute dal Comune in importanti società municipali”. Riferimento alla Milano-Serravalle le cui partecipazioni però sono attualmente invendibili. “Queste partecipazioni – prosegue il comunicato – costituiscono un patrimonio collettivo e quindi la loro parziale cessione richiede la garanzia più assoluta che il ricavato venga utilizzato con le più ampie garanzie sotto ogni profilo”. Da qui, l’operazione dei garanti con Colombo in testa: una mossa che dal punto di vista elettorale può fare breccia sugli elettori che al primo turno hanno scelto Basilio Rizzo e (nelle speranze dei democratici) Gianluca Corrado.

La posta in gioco è così alta che anche il telefono squilla. Oltre ad allargare il consenso Sala punta a fidelizzare quello già ricevuto con un’operazione “call center”. Per il porta-a-porta non c’è tempo (e poi costa). Così il Pd milanese ha deciso di battere la strada delle telefonate a tappeto a tutti i 50mila concittadini che alle primarie hanno lasciato il proprio numero di telefono. Per l’impresa vengono mobilitati una ventina di volontari che si avvicendano al Comitato di Sala in via Casati. Si alternano anche a big locali e nazionali, come l’assessore Pierfrancesco Majorino e il parlamentare Emanuele Fiano. La telefonata segue un protocollo da piazzisti di aspirapolveri e contratti telefonici. “Buongiorno signora, mi scusi se la disturbo”: è l’incipit, con qualche istante di sospensione per capire l’umore dell’interlocutore. E poi, subito, l’accorato appello – “ogni singolo voto per Beppe Sala è necessario” – seguito dalla richiesta di mobilitare ancue amici e parenti. Dalle 10 del mattino alle 8 di sera, fino all’ultimo minuto e all’ultimo numero utile.

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