Lei annuncia tagli allo staff con cifre che secondo lui sono “falsità”, ma lei replica: “Solo tagliando il suo portavoce avremmo risparmiato un milione in cinque anni”. Lui la attacca sulla scelta dell’assessore all’urbanistica, seguace della decrescita felice: “Volete bloccare lo sviluppo”. “Seguiamo nuovi modelli”, risponde lei, ma lui contrattacca: “Bisogna indicare progetti”. Sono stati alcuni dei pochi scontri nel primo confronto televisivo tra Piero Fassino e Chiara Appendino, rispettivamente candidati sindaci del Pd e del M5S durante il format di SkyTg24. Alla fine il 66 per cento degli spettatori ha deciso di premiare lei, la quasi 33enne candidata grillina (ma il televoto – sottolineano dalla rete – non ha finalità statistica).

Molti i temi trattati durante il confronto, andato in onda dal Lingotto, ex stabilimento industriale della Fiat diventato un polo fieristico, dalla riqualificazione della città ai progetti urbanistici, dalla lotta alla povertà e alla microcriminalità nelle periferie alle maniera per aumentare l’occupazione. Temi su cui sia Fassino sia la Appendino, hanno risposto con i loro cavalli di battaglia, ma con i loro stili diversi. Fassino guardava in camera con aria seria, a volte calandosi gli occhiali sul naso, sforava spesso di qualche secondo il tempo imposto dal format. Lei più sorridente di lui e con la parlantina spedita, a volte impostata.

Il sindaco uscente ha giocato spesso la carta dell’autoreferenzialità facendo leva sui risultati ottenuti in questi cinque anni di amministrazione: “La crisi non ha piegato la città”. La ex consigliera comunale uscente ha invece ribadito alcuni dati negativi, come quello sulla disoccupazione più alta del Nord Italia. Fassino ha ricordato quanto fatto per ridurre l’enorme debito della città: “Ammontava a 3,4 miliardi di euro e oggi è sotto i 2,8 miliardi, lo abbiamo di 600 milioni circa con interventi di finanza straordinaria come dismissioni immobiliari e vendita delle quote delle società partecipate”. Sul tema la rivale ha replicato ricordando come quelle cifre riguardino il debito della città e non quello delle sue società partecipate, e ha sottolineato come siano state svendute quote di aziende strategiche. Sul tema, però, avrebbe potuto attaccare di più.

Fassino inciampa sul tema della povertà, quando cerca di correggere i dati della Caritas secondo la quale ci sono centomila poveri in città: “Sono dati errati, la Caritas non ha mai detto che ci sono 100mila poveri”. Facile risposta della rivale: “Nega il problema”. “Non ho mai negato i problemi, ho agito ogni giorno e continuo ad agire”, ha detto chiudendo sul tema.

Nel complesso, come si è visto finora in questa campagna elettorale, Chiara Appendino non ha attaccato molto il rivale così come faceva in consiglio comunale e ha messo in mostra le sue idee e i suoi progetti. Tenta di accreditarsi verso gli elettori più distanti, che potrebbero essere spaventati dai toni forti. Sui temi economici spinge molto sull’artigianato e la piccola imprenditoria. Pesa i suoi giudizi sulla Tav, Torino-Lione ribadendo la contrarietà all’opera non per ragioni ideologiche, ma pragmatiche, legate ai costi e ai benefici. Ammicca un po’ al centrodestra rilanciando i vigili di quartiere e la chiusura dei campi rom abusivi.

Nell’appello finale Piero Fassino ha illustrato la sua visione della Torino dei prossimi anni: “Voglio costruire una città di avanguardia” per l’economia, la formazione e la cultura, ma anche “una città giusta”. Appendino si è rivolta ai lettori per chiedere fiducia in una “donna, madre e lavoratrice” e nella giunta che sta preparando “senza il manuale Cencelli”: “Abbiamo costruito un programma con quattrocento persone, concreto e con molte idee e progetti”. Infine: “Ho scelto le persone aprendo al merito, giudicatemi per la squadra e il programma. Questa città è a un bivio e ha bisogno di cambiamento, di una forza propulsiva e che la mia squadra e le nostre idee rappresentino questa forza”. Nell’ultima settimana i due si sfideranno ancora: domenica a In mezz’ora di fronte a Lucia Annunziata e martedì al Teatro Carignano nel confronto della Stampa.

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