Il pregio principale della televisione generalista dovrebbe essere quello di mettere davanti agli occhi di uno spettatore non solo quello che a priori gli piace, ma anche ciò che piace ad altri. Noi, per esempio, staremmo sempre lì a fare una scorpacciata di John Statham e dei suoi più o meo truculenti action dove talvolta è gangster e talaltra poliziotto. E così, se non fosse stato il caso del telecomando che questa mattina -saranno state le sette o giù di lì- si è incagliato su Rai 2, non avremmo udito, dentro le immagini di un telefilm che pareva il solito di sempre (stesse musichette un po’ lamentose di sottofondo, con la solita combriccola e gli stessi sguardi dallo stupito all’amoroso) la seguente battuta: “Dunque la voce al telefono non era quella di Dio”.

Nessuno, a quel punto, avrebbe cambiato canale, neppure se fosse stato lì per rincorrere di Tg in Tg la rivelazione che Salvini è di origini afgane. E così abbiamo seguito qualche minuto della storia che, in breve, contemplava che un figliolo preoccupato per la tenuta affettiva della famiglia avesse ordito il trucco per scaldare il cuore del padre, pastore evangelico in, temporanea, crisi, a sua volta circondato da un manipolo di indefettibili seguaci assai preoccupati dalla crisi del leader. E fin qui saremmo al Gianburrasca. Senonché al tutto partecipa un Angelo (abbiamo accertato che il telefilm titola, appunto Il tocco di un Angelo), che si rivela come tale e, un predicozzo dopo l’altro, aiuta tutti a sbrogliare la matassa e a ritrovarsi nel confortevole rifugio della fede nella Fede, ovvero in se stessi in quanto inseriti nella microsocietà alla quale chiedono armonia e significati.

Potrebbe sembrare, ce ne rendiamo conto, una storia per anime semplici, buona giusto per quegli americani che con la religiosità hanno un rapporto meno distaccato fra testa e cuore di quanto accada in Italia e che non si fanno problemi se a sbrogliare le matasse debbono arrivare gli Angeli o gli X-Men. Senonché poche ore prima ci era capitato di leggere una nota di Aldo Maria Valli, corrispondente TG dal Vaticano, che se la prendeva con Francesco, considerato il propagandista del “ma anche”, mentre il cattolicesimo, a parere, del notista, dovrebbe basarsi sull”et et” (e cioè su un’etica articolata e aggregativa ma coesa e confinata). A dirla in breve Valli pensa che se qualcuno, magari un Angelo visto che l’attuale Papa gli pare renitente a farlo, non gli traccia intorno un cerchio come quello che reclude i clienti Mediolanum, lui finirebbe per vagare senza senso.

Insomma, c’è un sacco di gente che senza la “Verità”, bollinata da Dio in persona o tramite Vicario, si sente nuda. E siccome questi sono tempi di verità stentate non ci sorprenderebbe di veder spopolare prima o poi un talent che mettesse in gara chi le confeziona nel modo più efficace. Basta aspettare. Con fede.

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