Mentre Milano è andata a votare all’asciutto dopo gli allagamenti della settimana pre-elettorale, risparmiata per una volta dal Seveso con una mano sulla propria coscienza politica, a Parigi sono andati sott’acqua. Non è stato un disastro assoluto, poiché la Senna è arrivata a circa 6 metri sopra il livello di riferimento, una piena assai meno severa di quelle del passato. Nell’anno 1658 arrivò a sfiorare i 9 metri e nel 1910 toccò gli 8,62; e, dopo quella data, raggiunse 6,60 metri nel 1920; con altre piene minori nel 1924, 1955, 1982 (con 6,15 metri) e 1995.

Il 27 gennaio 1910 Le Figaro scrisse: «Sentiamo, respiriamo la presenza dell’acqua. È stato come essere in una città assediata, e da un nemico sfuggente». La piena del 1910 aveva inondato 50 mila abitazioni tra città e sobborghi e sommerso più di metà della rete del metro, cogliendo la città impreparata: il danno fu enorme, 1,4 miliardi di euro; tracimarono le fogne, s’interruppero le linee telefoniche e telegrafiche, mancarono le luce e il gas in tutta la città lasciando tutti al buio. Per fortuna, la maggior parte dei parigini usava ancora legna e carbone per riscaldarsi. Un giudice americano di passaggio, Paul Linebarger disse: «[I parigini] hanno osservato gli eventi con una sorta d’indolenza, come se non li sfiorasse neppure l’idea che l’esondazione del fiume avrebbe potuto essere così imponente come poi accaduto». E il suo connazionale signor Nuttall: «La gente era così poco preoccupata da guardare al lavoro degli ingegneri del genio civile per rinforzare le rive del fiume come a uno scherzo».

Che cosa è cambiato, da allora? Sono stati fatti parecchi lavori idraulici nel bacino idrografico di monte. Un sistema di grandi dighe di laminazione con una capacità complessiva di circa 800 milioni di metri cubi. La prima fu inaugurata nel 1949: il lac de Pannecière, sulla testata dell’affluente Yonne. Il sistema comprende oggi altri 3 invasi, il lac du Der-Chantecoq sulla Marna, il lac d’Orient e il lac-réservoir Aube, costituito dal lac du Temple e dal lac Amance, tutti sull’Aube. Il loro effetto porterebbe a una riduzione di circa 60 centimetri del livello di piena in uno scenario simile alla piena del 1910. Non è molto, perché 8 metri provocano comunque un disastro immane e 7,30 sono il livello di guardia dell’allerta rossa. Inoltre, la superficie del bacino è senz’altro mutata profondamente dal 1910, poiché il 7% del territorio è coperto in modo ‘artificiale’ (fonte: Corine Land Cover, 2006). E si tratta di un bacino di estensione paragonabile a quella del Po in Italia, dove il consumo di suolo limita l’efficacia delle opere idrauliche.

Allora (anno 1910) Parigi aveva 2 milioni e 800 mila abitanti in città e 4 milioni e mezzo nell’area metropolitana. Oggi ne sono rimasti 2 milioni e 200 mila in città, ma ben 10 milioni e mezzo vivono nell’agglomerato urbano parigino. Evidente che non tutti sarebbero colpiti nello stesso modo, ma non sono solo le aree inondate a soffrire i danni di un’alluvione. Le linee del metro da 6 sono diventate 14 e le automobili 550mila, mentre erano solo 15mila nel 1910, quando soltanto poco più del 2% degli abitanti era collegato alla rete elettrica. Un rapporto governativo del 2002 prevedeva che, in uno scenario alluvionale tipico di una piena centennale, i telefoni di un milione di parigini sarebbero saltati, 200mila abitanti sarebbero rimasti senza elettricità e 80 mila senza gas, con un danno complessivo di 10 miliardi di euro. E il successivo aggiornamento delle stime (2013) sfiora 30 miliardi.

Ancora su Le Figaro, Renaud Toffier ha scritto un anno fa: «Parigi sotto l’acqua. Questo scenario degno di un romanzo di fantascienza potrebbe un giorno diventare realtà. Dopo 105 anni senza alluvioni centenarie della Senna, cresce la probabilità di una grande inondazione. Ma la capitale è davvero pronta ad affrontare una simile catastrofe?» Anche una trasmissione della BBC del 2013 sollevava qualche perplessità. L’inondazione del giugno 2016, anomala soltanto per la stagione in cui si è verificata, ha comunque consentito ai francesi di condurre una buona esercitazione per capire come si comporterà Parigi di fronte a un evento di severità confrontabile a quella del 1910. Una Parigi assai più vulnerabile di allora e, forse, anche meno resiliente. E, secondo un sondaggio di questi giorni, 3 francesi su 4 ritengono che la Francia non sia abbastanza preparata ad affrontare il rischio d’inondazione.

La piena disastrosa della Senna non è un episodio isolato, giacché la Francia ha sperimentato di recente altre alluvioni. A Nizza e nelle Alpi Marittime ci sono stati danni enormi e parecchie vittime nell’ottobre del 2015, così come a Montpellier in agosto e in Corsica a febbraio, sempre nel 2015. E gli abitanti dell’Italia nord-occidentale confidano che le centrali nucleari francesi, 14 delle quali sono poste in riva ai fiumi, siano al sicuro.

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