Alla fine Platì ha un sindaco. Dopo un commissariamento per mafia durato 13 anni e interrotto solo per brevi periodi, giusto il tempo per la prefettura di Reggio Calabria di accorgersi che le cosche si erano di nuovo infiltrate nell’amministrazione. Capitale del narcotraffico internazionale, Platì ha registrato il record di affluenza per il piccolo paesino della Locride conosciuto come la culla della ‘ndrangheta.

Ai seggi si sono recati poco più del 50% degli aventi diritto. Con il 63,46% dei voti è stato eletto Rosario Sergi con la lista “Liberi di Ricominciare”. Ha avuto la meglio su Ilaria Mittiga (36,53%), figlia dell’ex sindaco Francesco. Il consiglio comunale da lui guidato fu sciolto due volte per mafia. Due liste di centrodestra si sono contese il Comune con un Pd non pervenuto nonostante le promesse di Renzi dal palco della Leopolda dove, a dicembre, aveva lanciato Anna Rita Leonardi che poi non ha presentato la candidatura.

“Dedico la vittoria al popolo di Platì. – è stato il commento del neo sindaco Sergi – Ringrazio tutti coloro che hanno creduto in noi. Grazie a loro, Platì potrà riconquistare la propria dignità festeggiando il ritorno alla democrazia”. Una democrazia che, a queste latitudini, è stata sospesa da troppo tempo per colpa di un territorio che le inchieste della magistratura hanno certificato essere uno dei più infiltrati dalla ‘ndrangheta.

Ed è proprio l’ombra delle cosche a fare da sfondo a quello che il nuovo sindaco definisce il “ritorno alla democrazia”. Almeno questo è quanto emerge dalla relazione della Commissione parlamentare antimafia presieduta da Rosi Bindi e da Claudio Fava. Nella lista degli impresentabili non compare Sergi che tuttavia, dalla relazione, esce a pezzi: “Dagli atti di indagine – scrive infatti la Commissione antimafia –  risulta che ha rapporti di affinità con esponenti di vertice della cosca Barbaro, tanto con la frangia denominata ‘Castanu’ che con quella denominata ‘Nigru’.

La Bindi e Fava indicano anche i personaggi con cui Sergi ha rapporti di affinità. Tra questi rientra “Barbaro Francesco (classe 1927), ‘Cicciu u Castanu’, il capostipite, condannato per sequestro di persona a scopo di estorsione, per l’omicidio del comandante della stazione Carabinieri di Plati, il brigadiere Antonino Marino ucciso a Bovalino il 9 settembre del 1990. E ancora, tra i rapporti per vincolo di affinità vi sono i fratelli Barbaro “Nigru”, alcuni dei quali condannati per gravi reati (estorsione, omicidio, detenzione abusiva di armi, ricettazione) e sottoposti, in passato, alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale”.

La Commissione parlamentare antimafia, inoltre, ha stigmatizzato un altro episodio avvenuto a fine marzo quando Sergi ha organizzato a Platì una manifestazione di protesta “in dissenso con alcune dichiarazioni” del sottosegretario Marco Minniti. Dopo gli attentati in Belgio, infatti, il numero due della sicurezza nazionale aveva sostenuto che “il livello di radicamento del terrorismo jihadista a Molenbeek è come quello della ‘ndrangheta a Platì in Calabria”.

Piuttosto che offendersi i cittadini belgi, contro il sottosegretario Minniti si sono scagliati i platiesi e il candidato Sergi che ha organizzato una manifestazione di protesta alla quale “erano presenti – scrive la Commissione parlamentare antimafia – circa cento persone, tra cui numerosi esponenti di famiglie di ‘ndrangheta operanti nel territorio”. Gli stessi personaggi con cui “numerosi candidati annoverano rapporti di parentela, di affinità o frequentazioni”.

Rapporti che, per la Bindi, non possono essere sottovalutati: “Il vincolo di parentela – è scritto sempre nella relazione – è fattore di primaria importanza e può rimandare a un rapporto che, spesso, travalica il mero legame di sangue e può sovrapporsi e confondersi con il rapporto associativo. In tal senso, e se pur in termini generali, il rapporto di parentela o di affinità non può essere considerato completamente neutro”.

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