Ha detto che non sarebbe stato un test nazionale, ma quando sono arrivati i risultati definitivi ha capito che qualcosa era cambiato. Matteo Renzi, il leader Pd che solo due anni fa aveva sbancato tutto alle Europee, deve fare i conti con un partito, il suo, che ovunque ha perso voti. Se li sono mangiati l’affluenza, l’alleanza con Denis Verdini e l’aver perso per strada pezzi importanti di sinistra? Se per analizzare le cause e le conseguenze serviranno giorni, intanto a parlare sono i dati assoluti.

Da Bologna arriva il segnale che fa più paura: l’uscente Virginio Merola è finito al ballottaggio con il Carroccio perdendo quasi 50mila voti dalle scorse consultazioni. Poi c’è la botta di Roma: i 5 stelle hanno doppiato il Pd, che a sua volta ha perso per strada 70mila preferenze dalle scorse amministrative e addirittura 300mila dalle Europee. Tendenza simile a Milano, dove si è registrato un meno 13 per cento di affluenza clamoroso, e dove i dem a malapena hanno retto il colpo. A Torino il Pd ha perso in dati assoluti poco più di 20mila voti, ma più di 100mila voti rispetto alla coalizione di centrosinistra di cinque anni fa. Male anche Napoli dove la candidata Valente, pubblicamene appoggiata pure dai verdiniani, ha dimezzato le preferenze e non è arrivata nemmeno al ballottaggio.

Solo in cinque su 25 comuni capoluogo di provincia in cui si andava al voto il sindaco è stato eletto al primo turno. Il centrosinistra governava in 21 casi ed è stato riconfermato in 3. Volendo andare ancora più sul locale, i centri più piccoli raccontano storie simili. Ravenna è un caso di scuola: i 5 stelle spaccati hanno deciso di non correre, ma pure il Pd è riuscito a litigare. Morale: i dem sono passati da 43mila voti ad appena 25mila, mentre alle Europee avevano preso 44mila e 741 voti. C’è poi Grosseto, dove i dem hanno preso 5358 voti (alle Europee furono 19.397) e i 5 stelle 5304. Infine Savona: il primo partito è quello di Beppe Grillo (anche se non è riuscito ad andare al ballottaggio) e il Pd è passato dalle 8mila preferenze del 2011 (11mila nel 2014) alle 6mila e 352 di oggi.

Nella Capitale i 5 stelle hanno doppiato il Pd – Roma è la botta più grossa per i democratici. Nella Capitale il Pd è passato dai 267.605 voti del 2013 ai 200mila di oggi, con l’impietoso confronto con le Europee che li videro raccogliere 506mila preferenze e senza dimenticare che Marino candidato ne prese oltre 500mila al primo turno. I 5 stelle hanno doppiato il partito di Matteo Renzi con un risultato unico nella storia dei grillini: sono passati da 130mila voti a 411mila e già nel 2014 quando fu la volta di mandare i rappresentanti a Bruxelles ottennero 293.241 preferenze. E’ cresciuto Fratelli d’Italia (da 60mila 375 a 143mila passando per le Europee quando presero 62.570 voti), mentre Fi è dimezzata: è passata da 195mila voti a 49mila.

Fassino senza la sinistra arranca – A Torino dove Piero Fassino punta alla riconferma dopo cinque anni di amministrazione, il Pd ha preso 106.832 voti: nel 2011 erano stati 138.103 e nel 2014 189.597. A fare la differenza è stato anche perdere per strada Sel e la sinistra: alla scorsa tornata la coalizione prese 226,147 voti, questa volta si è fermata a 150mila. I 5 stelle sono passati dai 21mila di cinque anni fa ai 107mila conquistati da Chiara Appendino, diventando addirittura primo partito in città. Nel mezzo alle Europee del 2014 erano arrivati a 91.303. Chi ha perso è stata anche Forza Italia: dal 2011, quando però era ancora Pdl, è passata da 73.197 voti ad appena 16.273 (alle Europee furono 52.288). Per la Lega Nord cambia di poco: oggi ha preso 20.730, nel 2011 27.451 e 17.466 alla consultazione per Bruxelles.

L’astensione mangia i voti Pd in Lombardia – A Milano i voti se li è mangiati soprattutto l’astensione. Il Pd si è fermato a 145.933 voti: al primo turno del 2011, quando si decise di sostenere Giuliano Pisapia, i voti furono 170.551. Ma il confronto più duro resta quello delle Europee quando i dem ottennero 257.457. I 5 stelle sono passati dai 20mila voti di cinque anni fa ai 52mila di oggi. Un risultato positivo in confronto alla scorsa prova, ma comunque in calo rispetto al voto del 2014 per Bruxelles quando ottennero 81.484 preferenze. Forza Italia ha perso in cinque anni quasi 80mila voti: dai 171.222 ai 95mila delle Europee ai 101mila di oggi. La Lega è stabile: è arrivata a 59mila voti (nel 2011 furono 57.403) e nel 2014 42.592.

Pd costretto al ballottaggio nella non più rossa Emilia – Bologna è il risultato che più spaventa. Virginio Merola che sognava la riconferma al primo turno, anzi ne era quasi sicuro sondaggi alla mano, ha preso 60mila voti: quasi cinquantamila in meno rispetto al 2011 (106.070) e alle Europee 2014 (102.459). Il resto se ne va in non voto. Basta guardare al Carroccio che si trascina in uno storico ballottaggio: la Lega Nord oggi è arrivata a 17.371 voti, addirittura meno del 2011 quando ne prese 20mila e 268. I leghisti in pochi anni si sono completamente trasformati sul territorio: tanto per dire, alle Europee presero appena 6mila 128 voti. Ha perso invece Fi che è passata dai 31mila voti di cinque anni fa agli appena 10mila di questa tornata (alle Europee furono 19mila). I 5 stelle hanno raccolto, anche loro a sorpresa dopo le tante rotture locali, 28mila preferenze: nel 2011 furono quasi diecimila in meno (17mila) e alle Europee più o meno lo stesso (28.841).

I dem a Napoli dimezzano i voti – Il capitolo Napoli vede Luigi De Magistris che si riconferma come punto di riferimento per gli elettori: passano cinque anni di amministrazione e i suoi voti in termini assoluti passano da 128.303 a 164mila. Piange invece il Partito democratico che dilapida migliaia di voti: dai 68mila del 2011 si arriva ai 41mila di oggi, ma nel mezzo ne aveva presi 130mila alle Europee del 2014. I 5 stelle, nonostante una dirigenza quasi totalmente a maggioranza campana, non ce la fanno a imporsi: ottengono 34mila voti che sono sicuramente meglio dei 7mila e 203 della scorsa tornata (ma alle Europee ne presero 84mila). Va male Forza Italia, che pure con il candidato del centrodestra arriva al ballottaggio: è passata da 97.752 voti a 34mila (nel 2014 ne aveva presi 58.633).

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