A Bologna da quando esiste l’elezione diretta del sindaco è il risultato più basso di un candidato di centrosinistra. Il sindaco uscente Virginio Merola del Partito democratico si è fermato intorno al 40%. La città che doveva essere il bastione del Pd, che fino a pochi giorni fa era data addirittura come assegnata già al primo turno, vedrà il ballottaggio tra il primo cittadino e Lucia Borgonzoni. La candidata della Lega nord, appoggiata anche da Forza Italia, ha infatti raggiunto il 22% staccando Massimo Bugani del Movimento 5 stelle, che non dovrebbe andare oltre il 17%. “Il quadro nazionale è stato problematico per tutto il centrosinistra e Bologna non ha fatto eccezione”, ha detto Merola, il meno renziano tra i candidati che ha indubbiamente subito il calo generale del partito. Il Pd bolognese paga inoltre la rottura a sinistra: nel 2011 quando Merola passò al primo turno col 50,5%, la lista alleata di Sel gli portò in dote il 10%. Ora i vendoliani hanno fatto una lista per conto loro (Coalizione civica, con candidato sindaco Federico Martelloni), attestata intorno al 7%.

Adesso il fantasma per il Pd è quello del 1999, quando il centrodestra strappò la città alla sinistra. Un trauma per una città che aveva sempre avuto sindaci di estrazione comunista. Allora al primo turno la candidata dei Ds Silvia Bartolini arrivò oltre il 46%, molto di più del risultato di queste ore. C’è tuttavia una nota positiva per il Pd: l’approdo al ballottaggio da parte di Borgonzoni – che ha come sponsor principale Matteo Salvini, lo stesso alle cui manifestazioni partecipavano esponenti di Casapound – potrebbe agevolare la vittoria in una città medaglia d’oro per la Resistenza. Lo stesso Merola ha già fatto capire che il 19 giugno sarà una battaglia di valori: “Adesso non è semplicemente Merola contro Borgonzoni, è un referendum sull’idea di città che vogliamo”.

Lucia Borgonzoni dal canto suo si gode il risultato. “ll dato veramente importante e che dovrebbe far riflettere è che il 60% dei bolognesi non vuole Merola”, ha commentato. Salvini era stato l’unico tra i leader nazionali ad avere fatto tappa continuamente sotto le due torri con seguito perenne di contestazioni: e la strategia sembra avere pagato. Sul fronte centrodestra da segnalare la prestazione di Manes Bernardini. L’ex leghista è arrivato al 10%: probabilmente prendendo molti voti proprio a Borgonzoni. E non è detto che il suo pacchetto al ballottaggio finisca in blocco alla candidata di centrodestra.

Inevitabile una nota sul Movimento 5 stelle. Per qualche ora, il tempo delle prime proiezioni, Massimo Bugani ha visto il ballottaggio a un passo. Poi però nella notte il risultato si è ridimensionato, fermandosi intorno al 16-17%. “Come abbiamo sempre detto, al ballottaggio non daremo nessuna indicazione di voto”, ha detto Bugani. Bologna, nonostante sia uno dei primi laboratori politici dei 5 stelle, non ha regalato al Movimento gli stessi successi di Torino e Roma, dove i candidati hanno superato il 20%. Nel 2011 lo stesso Bugani si fermò al 9,5%. Da allora ci sono state turbolenze e faide interne, che hanno decimato gli eletti (in Regione sono stati espulsi entrambi i consiglieri, mentre a Bologna i vertici hanno cacciato Federica Salsi, che era stata eletta in consiglio comunale) e generato malumori in una parte dei militanti. Secondo Bugani però a incidere sui numeri e a impedirgli di arrivare al secondo turno è stata soprattutto la capacità dell’amministrazione di centrosinistra di salvare i bilanci della città: “Qui il Pd ha gestito malissimo politicamente, ma ha avuto la fortuna di avere dei tecnici che hanno salvato la cassa”.

Infine un accenno all’affluenza, che ha seguito la tendenza al calo registrata in tutta Italia: sotto le due torri dal 76% del 2009 e dal 71% del 2011, quando però si votava su due giorni, si è arrivati al 59,7% di questa tornata.

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