Prima di parlare della finale Djokovic-Murray, affrontiamo le cose serie. In questi giorni, commentando e prevedendo il Roland Garros per il Fatto Quotidiano, dal terzo turno alle semifinali ho indovinato 27 su 30 (28 su 31 con la finale). Inaudito. Non solo: ho scritto dieci giorni fa (alla notizia del ritiro di Nadal) che in semifinale ci sarebbe andato Thiem, e che lì sarebbe stato divelto da Djokovic. Quasi sempre ho indovinato anche il numero dei set: Thiem in quattro su Goffin, Murray in quattro su Wawrinka, eccetera. E mi sono spinto a dire a inizio torneo che era impossibile che Wawrinka sarebbe tornato anche solo in finale. Ne ero così sicuro da scrivere che, qualora avessi sbagliato, avrei votato sì a ottobre (andando pure alla Leopolda ad applaudire Andy Big Wart Romano). Trionfo inaudito. Se nel calcio ho un 80-85% di realizzazione, come ha attestato il Ten Talking Points durante l’anno, nel tennis raggiungo il 95% almeno. E neanche scommetto: mai fatto in vita mia, se non quando a inizio torneo puntai 5mila lire su Suker capocannoniere a Francia ’98 e ne vinsi 100. Già che ci sono, prevedo che Djokovic – salvo infortuni – farà il Grande Slam. Che, a ottobre, i “sì” vinceranno col 55%. Che Renzi vincerà le elezioni nel 2018 e nel 2023 la nuova Premier sarà la Boschi.

Passiamo ora all’analisi della finale, non prima di avere segnalato la vittoria nel singolare femminile della Muguruza. Dopo questo torneo sarà la numero 2 al mondo e presto la numero 1. Vincerà altri Slam. Sempre più encomiabile Roberta Vinci, che con la sua impresa in semifinale agli Us Open 2015 ha cortocircuitato le certezze di Serena Williams. Da allora il tennis “urla & badilate” di Serena è incapace di vincere: battuta in finale a Melbourne dalla Kerber, battuta ieri dalla Muguruza. Daje.
Djokovic (1) – Murray (2). Era l’unica finale possibile e vincerà Djokovic, immagino in 4 set. Percentuali: Djokovic 75% e Murray 25%. I precedenti dicono 23 a 10 Djokovic. Tra i due c’è appena una settimana di differenza: entrambi 1987, entrambi maggio (Andy il 15 e Nole il 22). Si conoscono e affrontano da sempre, il primo incontro nel circuito Atp è di 10 anni fa. Murray ha vinto l’ultima sfida, in finale a Roma e quindi su terra, ma era un Djokovic stremato dai due incontri precedenti. E’ stata anche la finale di Madrid e, soprattutto, degli ultimi Australian Open. Ciò conferma come, con gli infortuni di Federer e Nadal, i due siano largamente superiore agli altri. Murray è abbonato al ruolo di finalista sconfitto negli Slam: ha vinto due “sole” volte (US Open 2012 e Wimbledon 2013) a fronte per esempio di ben cinque sconfitte in finale agli Australian Open. E’ la sua prima finale al Roland Garros, mentre per Djokovic è la quarta. Le ha perse tutte: nel 2012 e 2014 con Nadal e un anno fa con un irripetibile Wawrinka. Quel giorno il Butterato Pingue gli ha tolto un Grande Slam che appariva certo. Wawrinka è stato per Djokovic ciò che Vinci è stata per Williams. Se però Serena non si è rialzata appieno dopo la delusione, Nole non ha fatto un plissé. Una sconfitta oggi darebbe al suo rapporto con il Roland Garros la stessa aura maledetta che c’era tra Lendl e Wimbledon.

Sarebbe la delusione sportiva più grande della sua vita, persino peggiore di un anno fa o del 7-9 al quinto con Nadal nella semi della edizione 2013. Onestamente non riesco a immaginare come possa fallire ancora l’appuntamento con la storia. Servirebbe un Murray enorme e un Djoko piccolino. Nole ha smarrito la miseria di un set (con Bautista Agut negli ottavi sotto la pioggia) e Murray sei. Se Djokovic vincerà oggi, realizzerà il Career Grand Slam e sarà sempre più vicino al Grande Slam, che nessuno è riuscito a realizzare dal 1969 (Rod Laver). Non solo: Nadal è a 14 Slam, Federer a 17. Djokovic, vincendo oggi, toccherebbe quota 12. Può raggiungere e superare entrambi. E con il Grande Slam in bacheca, potrebbe serenamente dire di essere stato più forte di Roger: più bello no, ma più forte sì. Per il ricambio generazionale pieno e autentico (Thiem, Goffin, Kyrgios, Zverev) bisognerà aspettare un anno e mezzo-due. Tempo durante il quale Djokovic mieterà altri successi con consueta virulenza cannibale. Buon divertimento, anche se il divertimento sarà forse poco.

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