Adesso li ha alzati tutti, entrando nel gotha del tennis mondiale. E andrà a Wimbledon con in tasca il sogno del Grande Slam. Nole Djokovic come Rod Laver e Don Budge, gli unici fino a ora ad aver vinto almeno una volta tutti i tornei maggiori. Ora accanto ai loro nomi c’è anche quello del campione serbo, che in finale ha battuto Andy Murray 3-6 6-1 6-2 6-4 mettendo in tasca per la prima volta in carriera il Roland Garros.

Al dodicesimo tentativo, Nole alza quindi anche la Coppa dei Moschettieri e si presenterà sulla prestigiosa erba londinese con la possibilità di completare il Grande Slam. L’ultimo ad arrivare a Wimbeldon nelle stesse condizioni è stato Jim Courier, nel lontano 1992. Gli unici a centrare anche quella vittoria e poi a vincere anche negli Stati Uniti furono invece Rod Laver, l’ultimo nel 1969 dopo avercela fatta anche nel 1962, e Don Budge ben 78 anni fa.

Intanto, Djokovic si coccola il Career Grande Slam, impresa non riuscita a Ivan Lendl, Mats Wilander, Bjorn Borg, Pete Sampras, Boris Becker e, tra le donne, Martina Hingis e Monica Seles. A tutti questi grandi campioni manca almeno uno Slam nel palmares. Non al serbo, che anzi in questo momento è campione in carica di tutti i trofei maggiori avendo vinto Wimbledon e US Open nel 2015. Ha tremato anche a questo giro, prima di gettarsi sulla pregiata ocra rossa parigina e alzare le braccia al cielo. Perché Murray è partito forte e ha poi saputo reagire a un passo dalla disfatta, salvando la faccia dopo aver giocato un tennis pessimo per quasi due ore. Nel mezzo, il dominio del serbo. Soffre in avvio, dopo aver conquistato subito il break. Lo scozzese risponde, poi ruba un altro servizio e difende i suoi turni di battuta andando sul 4-1. Nole alza il ritmo ma il primo set è tutto del numero 2 al mondo, che lo aveva battuto tre settimane fa agli Internazionali di Roma. E dopo un primo set così, l’incubo sembra riproporsi anche a Bou de Boulogne dove entrambi non hanno mai trionfato.

Ma al rientro in campo c’è un altro Djokovic, quello vero. Il re del tennis mondiale è un martello: doppio break e 3-0 in totale controllo. Poi dopo aver sprecato tre palle buone per strappare ancora il servizio, sale 4-1 e poi ruba ancora il turno di battuta lasciando solo un game all’avversario. Il vento è cambiato e non basta l’1-0 nel terzo in favore di Murray per arginare lo strapotere di Nole. Lo scozzese è impreciso e paga un Roland Garros partito in salita e che lo ha quindi costretto a giocare ben 5 ore in più dell’avversario per arrivare in finale. Nole vince cinque game di fila, l’ultimo annullando due break point. Poi Murray ha un sussulto con il terzo vincente nel set che lo porta sul 5-2 ma viene subito punito nell’ottavo game.

Non sembra davvero esserci partita. E sarà così, se non fosse per la reazione dello scozzese e un po’ di braccio tremante che si impadronisce di Djokovic a un passo dalla storia. Il serbo sale subito 3-1, poi spreca una palla break e Murray tiene il servizio. Nulla di preoccupante visto che subito dopo fa suoi otto punti di fila lasciando lo scozzese a zero per due game consecutivi portandosi 5-2 e servizio dalla sua per lucchettare la finale. Invece accade quel che non ti aspetti: Andy fa il break, poi protegge il suo turno di battuta e si riporta sotto. Nole torna a servire per il trofeo e va 40-0. Sembrava fatta, ma il primo Championship point si risolve in un doppio fallo e il secondo è un lungolinea semplice-semplice che si spegne in corridoio. Alla terza chance, Murray manda in rete dopo un lungo scambio. È finita. Djokovic disegna un cuore rosso sul terreno del Chartier e alza il dodicesimo slam in carriera. Il primo a Parigi. Il più atteso e agognato. Il sogno del Grande Slam può continuare.

 

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