“Felicissima perché è un premio alla ricerca, ma anche un modo per accendere sempre di più i riflettori sui tumori rari spesso ‘dimenticati”. Emanuela Palmerini (nella foto) oncologa all’istituto ortopedico Rizzoli di Bologna, è una delle due italiane – insieme a Carlotta Antoniotti dell’azienda ospedaliera universitaria di Pisa – ad aver vinto il prestigioso premio ‘Conquer Cancer Foundation Merit Award’ della società americana di oncologia clinica (Asco). Il riconoscimento le è stato conferito durante il congresso Asco in corso a Chicago, il più importante appuntamento mondiale del settore con la partecipazione di oltre 25 mila esperti.

ricPalmerini è una specialista dei tumori rari dell’apparato locomotore ed è stata premiata per uno studio, condotto in collaborazione con il Royal Melven Hopital di Londra, sul sarcoma di Ewing: “Abbiamo dimostrato – spiega all’Ansa – l’efficacia di un nuovo trattamento chemioterapico, con una combinazione di due farmaci, su pazienti con malattia metastatica. Su 51 pazienti, 5 hanno avuto una risposta completa con la scomparsa delle metastasi ed una sopravvivenza ad un anno superiore all’80%. Ed in 12 casi si è registrata una diminuzione metastatica del 30%. Un grande risultato anche perché questo è un tumore raro che interessa soprattutto i bambini”.

Felice per il premio, dunque, anche se già ‘avvezza’ a tali riconoscimenti: “Ho 41 anni e ad oggi ho ricevuto sei premi Asco per le ricerche condotte. Quest’ultimo lavoro è fondamentale ed il prossimo passo sarà capire quali gruppi di malati rispondono meglio alla nuova terapia”. Il punto, rileva, “è che questi tumori sono spesso ‘in sordina’ e cioè difficile avere fondi per la ricerca e non c’è grande interesse da parte delle aziende farmaceutiche. In gioco ci sono cioè numeri limitati di malati, e così dal 1989 ad oggi, ad esempio, per l’osteosarcoma un solo nuovo farmaco è stato registrato”. Bene dunque che “i riflettori si accendano anche su queste forme di cancro”.

Ma la soddisfazione è pure un’altra: “Nell’elenco dei premiati figurano istituzioni di fama mondiale e la presenza dell’Italia dimostra che la nostra ricerca è ad alti livelli“. Questo è anche un riconoscimento al ruolo delle tante donne ricercatrici: “E’ un lavoro duro, con studi lunghi – racconta Palmerini – ed il prezzo che si paga per dedicarsi alla ricerca è spesso il posticipare la vita familiare; io, ad esempio, mi sono appena sposata, ma oggi la gioia è grande”. Una soddisfazione condivisa, dall’Italia, dal direttore del reparto oncologia muscolo-scheletrica del Rizzoli, Stefano Ferrari: “E’ un riconoscimento importante alla ricerca italiana, ma anche a quella ricerca che si apre alla collaborazione internazionale. I tumori rari stanno diventando sempre di più un problema generale a va sottolineato che, soprattutto in questo settore – conclude l’esperto – da soli non si può fare nulla”.

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