Sedici milioni di euro al fondo per il microcredito. A meno di due settimane dalle elezioni amministrative, i 5 stelle hanno organizzato il Quinto Restitution Day a un anno esatto dal primo finanziamento erogato grazie al fondo di garanzia che i grillini alimentano, di mese in mese, tagliandosi indennità e diarie. “Il Paese non si cambia così”, ha detto in occasione della conferenza stampa il vicepresidente della Camera M5s Luigi Di Maio, “ma ispireremo il cambiamento del Paese”. E si è poi rivolto agli altri colleghi parlamentari: “Renzi chieda alla sua maggioranza cospicua di fare come noi. Si potrebbero risparmiare ben 300 milioni se tutti i parlamentari seguissero il nostro esempio”. In sala girano facsimili di assegni intestati ‘al popolo italiano’, i sedici milioni in bella vista.

“Abbiamo messo a disposizione dei cittadini”, ha continuato Di Maio, “il supporto gratuito di commercialisti e consulenti del lavoro, e dopo aver sollecitato il sistema bancario, possiamo ora garantire quasi 10.000 sportelli bancari, pronti ad accogliere le richieste dei cittadini in tutta Italia. Il fondo di garanzia per il microcredito finora non ha ancora pagato perdite, nessuna garanzia statale è stata quindi incassata. A fronte delle 1.852 pratiche di microcredito accolte, allo stato attuale, solo 1 azienda è inadempiente. Segno che se si dà un’opportunità, in questo Paese, quella opportunità viene accolta”.

Di Maio ha poi illustrato i numeri del progetto. “Il microcredito è partito lentamente ma oggi conta una media di 300 operazioni al mese”, ha detto Di Maio, “10/14 domande al giorno con punte massime di 37. Si stima, in base a questa tendenza, che per la fine del 2016 avremo superato i 4.000 microcrediti. Un successo totale e senza precedenti storici”. Intanto in sala si sono alternati, in diretta ma anche collegati in streaming, piccoli imprenditori che hanno realizzato il loro progetto accedendo al fondo.

La deputata Roberta Lombardi ha invece presentato la sua proposta di legge per sforbiciare stipendi di deputati e senatori. La misura interviene sull’indennità di base, “tagliata quasi del 50%”, trasforma la diaria in un rimborso, elimina le indennità aggiuntive previste per altre cariche. “Non tollero sentir dire dal premier – aggiunge Di Maio – che la sua riforma costituzionale è la più grande riduzione della spesa pubblica della storia della Repubblica. Se tutti i parlamentari si tagliassero gli stipendi, avremmo 4 volte i risparmi della riforma costituzionale senza stravolgere la Costituzione”.

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