Una campagna su Twitter con l’hashtag #staracedimettiti. E una nuova grana legata al finanziamento da 150mila euro ricevuto da una start up di cui l’amministratore delegato di Enel è socio, grazie al bando lanciato da un incubatore promosso dalla stessa Enel. Francesco Starace, nominato due anni fa dal premier Matteo Renzi alla guida del gruppo pubblico dell’elettricità, è nel mirino da quando in aprile, durante una lezione agli studenti della Luiss di cui ilfattoquotidiano.it aveva diffuso il video, ha affermato che “per cambiare un’organizzazione aziendale è necessario “un manipolo di cambiatori” che “distrugga fisicamente i centri di potere”, i “gangli di controllo dell’organizzazione che si vuole cambiare”. Aggiungendo che bisogna “creare malessere e poi colpire” quelle persone “in modo da suscitare paura nell’intera organizzazione”.

Dichiarazioni, quelle del manager considerato vicino a Renzi (che tra l’altro punta su Enel per lo sviluppo della banda larga)subito definite “allarmanti” da Sinistra italiana. Che ha presentato un’interrogazione al ministro dello Sviluppo Carlo Calenda “per chiedere come intenda procedere nei confronti di un manager che suggerisce ai giovani l’uso di squadracce aziendali per distruggere chi si oppone alla sua visione aziendale e seminare paura nell’intera organizzazione”. Mercoledì sera, poi, il caso è tornato alla ribalta perché La Gabbia ha rilanciato il video della “lezione” di Starace e avviato una campagna per chiederne le dimissioni. 

— La Gabbia La7 (@LaGabbiaTw) 25 maggio 2016

Il viceministro dell’Economia Enrico Zanetti, che era ospite della trasmissione de La7, ha gettato acqua sul fuoco ipotizzando che non parlasse dei dipendenti ma dei dirigenti legati ai vecchi vertici aziendali. Ma alla fine ha ammesso che è “opportuna qualche precisazione” da parte del manager, nel gruppo dal 2000 ed ex numero uno della controllata delle rinnovabili Enel Green Power. La presidente di Enel Patrizia Grieco, durante l’assemblea dei soci che si è tenuta giovedì, lo ha difeso sostenendo che “le considerazioni sono state desunte dal loro contesto, una conversazione più lunga avvenuta con i studenti dell’Università Luiss di Roma. Mi sembra che le sue parole siano state ampiamente strumentalizzate” e “come chiarito da Starace i riferimenti erano ad alcune specifiche alte cariche dirigenziali che resistono al cambiamento principalmente per paura di perdere potere personale e status e non a quelli che non resistono al cambiamento per il bene dell’azienda”.

Nel frattempo però Altreconomia ha raccontato un altro caso che vede al centro l’ad e chiama in causa anche i suoi interessi economici. Starace dal 2013 è infatti socio di Atooma, start up romana che ha creato una piattaforma per gli sviluppatori e una app con cui è possibile automatizzare le funzioni dello smartphone al verificarsi di condizioni impostate dall’utente. A inizio 2014 aveva il 2,89%. In seguito ha portato la propria quota al 4,41%. A gennaio Atooma, come altre 27 società selezionate tra 250 con sede in Europa e in Israele, ha incassato un contributo a fondo perduto da 150mila euro vincendo un bando emanato da INCENSe (INternet Cleantech ENablers Spark). INCENSe è un acceleratore, cioè un “incubatore” di aziende nascenti, sostenuto dalla Commissione Ue e coordinato da Enel e dalla sua controllata spagnola Endesa con la danese Accelerace e la piattaforma FundingBox. I servizi offerti, si legge sul sito, comprendono un programma di accelerazione personalizzato di 6 mesi e “accesso alle strutture di Enel e Endesa per eseguire test pilota”. Il 19 gennaio, alla cerimonia di premiazione, c’erano anche il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, il consigliere per l’Innovazione del presidente del Consiglio Paolo Barberis.

I fondi arrivano dal bilancio della Commissione, che ha stanziato per il programma Fiware di cui fa parte INCENSe un budget di 400 milioni. E l’azienda fa sapere a ilfattoquotidiano.it che a selezionare i progetti vincitori sono stati “20 valutatori esterni“. “Solo nella seconda fase“, continua la nota di Enel, “tra i valutatori ve ne erano due di Enel, a fronte di 8 membri della giuria: i valutatori Enel non avevano quindi alcun potere decisionale né avevano idea della composizione del capitale sociale delle start up poiché tale dato non era indicato tra quelli oggetto di valutazione”. Quanto all’investimento di Starace, nel 2013, quando era amministratore delegato di Enel green power, “ha deciso di finanziare a titolo personale una piccola parte degli investimenti iniziali della start up Atooma. La decisione ha fatto seguito a una “call” lanciata durante un convegno dedicato alla imprenditoria giovanile, con la quale si invitavano i manager presenti a dare un segno tangibile del loro sostegno alle nuove iniziative. Starace si è impegnato pubblicamente, come gli altri manager presenti, e alle parole ha fatto seguire i fatti”.

Dulcis in fundo, nelle ultime ore è scoppiata anche una polemica tra Starace e il presidente di Telecom Giuseppe Recchi. Mercoledì la Cassa depositi e prestiti ha scelto Enel come acquirente di Metroweb, preferendo la sua offerta a quella di Telecom. Starace, intervistato dal Corriere della Sera, ha detto che Telecom “non ha la Rab (Remunerazione sugli investimenti, ndr)” usata nel settore energetico per cui “è lecito che quando ne parla si possa sbagliare. Non conosce la materia e l’Autorità ha spiegato chiaramente la cosa”. “Il commento mi ha lasciato un po’ perplesso”, ha detto Recchi in audizione al Senato, “visto che io sono stato 12 anni in General Electric e 3 anni in Eni e il dottor Cattaneo è stato ad di Terna e viveva di elettricità e di Rab”. “Non so – ha proseguito Recchi – quanto tempo è stato all’Enel chi se ne occupa adesso (è il dottor Starace che ha fatto i commenti) e non so per quanto tempo si sia occupato di tlc”. Tuttavia, poiché i prezzi dell’energia sono i più alti in Europa e quelli di tlc i più bassi “se fossi all’Enel la mia preoccupazione sarebbe quella di far pagare meno le imprese“.

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