La storia dell’architettura dei nostri anni molto probabilmente sarà scritta dalle opere di quegli autori che da molti sono definiti archistar, celebrati dalle riviste e dai siti web fin dall’inizio della diffusione di internet. Ma, negli ultimi anni, sono emerse, proprio grazie alla rete, una moltitudine di architetture realizzate un po’ in tutto il mondo da architetti che hanno committenze, risorse tecniche ed economiche, fini e riferimenti culturali diversi da quelli dei colleghi celebri. Sono opere che mostrano che l’architettura, pure di grande valore, si può fare anche con mezzi limitati, anche con poco. E fanno intravedere un futuro ricco di possibilità per l’architettura dei prossimi anni.

Non si tratta di un “piccolo è bello” in chiave architettonica. Infatti se queste opere, che ho definito “architetture meridiane”, sono generalmente di piccole o medie dimensioni è anche per le scelte delle grandi committenze pubbliche e private che, per realizzazioni di dimensioni notevoli, perlopiù si basano su criteri estranei alla qualità architettonica oppure si affidano alle certezze, magari promozionali, che l’opera di una griffe in genere garantisce. Qualche tempo fa, dovendo selezionare dalla rete dei progetti per i miei corsi di progettazione architettonica che fossero utili agli studenti dei primi anni di ingegneria del DIcDEA della Seconda Università di Napoli, mi trovai a stabilire dei criteri che servissero ad individuare edifici di qualità realizzati con risorse culturali, tecniche ed economiche che non fossero distanti anni luce dalle condizioni che avrebbero trovato come giovani progettisti, una volta laureati.

Col passare del tempo quei criteri sono diventati oggetto di una riflessione più ampia, forse destinabile non più solo agli studenti, considerato che le condizioni che trovano i progettisti, e non solo quelli giovani, pur non implicando l’impossibilità di fare buona architettura, sono sempre ben diverse da quelle offerte alle archistar. Ecco quindi, qui di seguito, alcuni caratteri che descrivono le architetture meridiane.

Le architetture sono “meridiane” non perché siano tipiche di regioni geografiche di meridione, si possono trovare in tutto il mondo, non accadono solo a determinate latitudini. Costruire meridiano è un’attitudine.

Le architetture meridiane non hanno caratteri stilistici comuni, non presentano “uno” stesso modo di disegnare e costruire finestre, porte, muri, coperture… che comunque sarà sempre, chiarita l’idea di forma, quello più semplice per quella particolare occasione progettuale.

Le architetture meridiane sono riconoscibili per i modi di abitare che propongono e non per forme, stilemi, linguaggi.

Le architetture meridiane tendono a riusare il più possibile gli objet trouvé nel sito, che siano ruderi, parti di edifici esistenti, materiali da recuperare, di spolio.

Le architetture meridiane scostruiscono, facendoli letteralmente a pezzi, vecchi manufatti in abbandono riciclandone le parti, recuperando i materiali, per modellare forme costruite adeguate allo spazio abitato contemporaneo.

Le architetture meridiane rivelano un rapporto vivo, fecondo, solare con la classicità. Senza imitare, ne traspongono il senso profondo: la disposizione degli spazi esalta la fisicità del manufatto offrendolo alla vista, al tatto, all’udito e talvolta all’olfatto; gli elementi della struttura rispondono ai criteri di necessità statica giocando comunque un ruolo essenziale nella composizione delle forme dello spazio; la forma del suolo è sempre termine significante di confronto. Non rinunciano comunque alle contaminazioni di quella castità della forma, che si suole chiamare ‘classicità’  (B. Croce), derivanti dall’uso di elementi eterocliti.

Le architetture meridiane cominciano a riempire il vuoto creato nella cultura cosiddetta occidentale dalla scomparsa dell’architettura spontanea.

Le architetture meridiane tendono ad ibridare piuttosto che ad affermare. Mescolano elementi di culture e linguaggi diversi, sono per questo vive, cangianti, proteiformi.

Le architetture meridiane sono porose come le spugne. Hanno assorbito idee che poi restituiscono, in sequenze di pori-spazio, attraverso il controllo sapiente della luce, dell’acustica e l’interrogazione dei materiali da costruzione, dentro forme strettamente necessarie. Movimento dei corpi nello spazio, luce, testure, suoni.

Le architetture meridiane cercano la qualità dell’abitare impiegando il minimo possibile di risorse.

Le architetture meridiane difficilmente risultano spettacolari, pur non rinunciando a sperimentare spazi inediti e relazioni con il contesto nuove.

Le architetture meridiane guardano e studiano l’architettura mainstream come quella delle piramidi d’Egitto, cioè tutte quelle espressioni architettoniche importanti ma da loro distanti nel tempo o nello spazio.

Per vedere immagini cliccate qui: Architetture Meridiane

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