Quella di Armando Izzo non è l’unica favola infranta dall’indagine della Distrettuale Antimafia di Napoli. Nelle pieghe dell’inchiesta spunta un altro nome destinato a far discutere, quello di Fabio Pisacane. L’attuale difensore del Cagliari, non indagato, nel 2011 è diventato un simbolo di chi si ribella al calcio scommesse da quando denunciò la proposta di combine avanzata dal direttore sportivo del Ravenna, Giorgio Bruffone. Assieme a Simone Farina, venne nominato ambasciatore del calcio dalla Fifa, durante la serata di gala per la consegna del Pallone d’Oro, e per lui si aprirono le porte di Coverciano su iniziativa dell’allora ct Cesare Prandelli.

L’incontro con i boss (che lui nega) – Nel 2013, però, secondo le dichiarazioni di Antonio Accurso, in passato boss della Vanella Grassi e ora collaboratore di giustizia, Pisacane, da giocatore dell’Avellino, si era messo al tavolo per parlare di partite da alterare. Racconta ai carabinieri Accurso: “Ci incontrammo nella zona riservata dove si gioca a carte. All’inizio eravamo io, Armando Izzo e Fabio Pisacane. Poi si unirono a noi mio fratello Umberto e Gaetano Angrisano. Dopo le presentazioni, Pisacane mi disse che ci voleva conoscere, intendendo noi capi della Vanella, e che stava là a Secondigliano perché doveva comperare abbigliamento e profumi perché di lì a poco si doveva sposare. A questo suo matrimonio in effetti andò anche Armando Izzo – dice il pentito – A questo punto io presi la palla al balzo e gli proposi di combinare qualche partita. Gli dissi: “Qualche partita quando la facciamo?” e Pisacane rispose che aveva rinunciato a 50mila euro ed era stato premiato dal Presidente della Fifa Blatter e che era complicato coinvolgere tutta la squadra dell’Avellino, e poi che la squadra stava lottando per i playoff“. Una risposta esemplare, fin qui. Poi però, secondo Accurso, Pisacane avrebbe detto che “se da quel momento alla fine del campionato si poteva combinare qualcosa, lo avrebbe fatto, nel senso che ci avrebbe aiutato, ma solo per un piacere a noi della Vanella, senza nulla pretendere in campo. Lo stesso, disse, avrebbe fatto se l’Avellino fosse giunto alla fase dei playoff”.

Lo sfogo captato dalla cimice – Pisacane, napoletano dei Quartieri Spagnoli, non ha poi effettivamente partecipato ad alcuna combine. Ma non ha nemmeno denunciato il tentativo portato avanti dalla camorra. E quando i carabinieri lo hanno convocato assieme al portiere dell’Avellino, Andrea Seculin, ha negato di aver conosciuto Accurso, anche se gli inquirenti hanno trovato diversi riscontri alla versione raccontata dall’ex boss. Al termine dell’interrogatorio, tra l’altro, Seculin e Pisacane si ritrovano nello stesso ambiente, intercettati dai carabinieri. Una cimice raccoglie il suo sfogo: “Vai a fare del bene a uno! Quel coglione, speriamo che… che non mi ha fatto un guaio… quel mongolodide – dice in assenza di Seculin, riferendosi a Izzo – Lo dicevo sempre io ‘tu solo a pallone puoi giocare, dopo fai una brutta fine'”.

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Armando Izzo, da calciatore dell’Arci Scampia (simbolo anticamorra) all’inchiesta per concorso esterno

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