“Se le indagini sulla loggia massonica P2 fossero rimaste a Milano, sono certo che ‘mani pulite’ sarebbe scoppiata almeno dieci anni prima”. E’ quanto sostiene Gherardo Colombo, il giudice istruttore che assieme al suo collega Giuliano Turone ordinò le perquisizioni della Guardia di finanza a Castiglion Fibocchi, nell’aretino, sede dell’azienda tessile di Licio Gelli e luogo in cui il venerabile, mancato lo scorso dicembre, teneva nascosti gli elenchi e le liste della sua Loggia. 35 anni dopo quella clamorosa scoperta, a Milano un convegno organizzato presso la Casa della cultura ha voluto ricordare quel passaggio della storia della Repubblica. Assieme a Gherardo Colombo – che ha chiuso la sua carriera come Procuratore aggiunto a Milano – c’era Virginio Rognoni, all’epoca ministro degli Interni dell’allora governo Spadolini. “In mezzo alle carte che individuammo – continua Colombo – trovammo molti documenti inerenti il cosiddetto ‘conto protezione’ che anni dopo ci avrebbe portato alle tangenti che riguardavano Craxi e il Psi”. A intralciare il lavoro della magistratura milanese fu, secondo Colombo, la decisione di trasferire i procedimenti contro Licio Gelli e la P2 a Roma. “Ma dovevamo confrontarci anche con una magistratura piena di retaggi legati al passato, compreso quello fascista, che le davano una forte dipendenza dal potere e per i quali era vietatissimo mettere il naso in certi cassetti”

Articolo Precedente

Travaglio: “Legge bavaglio di Renzi? Ecco perché potremo e dovremo violarla”

next
Articolo Successivo

Omicidio Caccia, il presunto killer del procuratore capo di Torino presto davanti ai giudici

next