“Complimenti, non pensavo mi avreste perseguitato fino a questo punto”, ha detto Pippo De Cristofaro sorridendo agli uomini della polizia che lo hanno catturato mercoledì 18 maggio a Sintra, 30 chilometri da Lisbona. Il killer del catamarano era stato condannato all’ergastolo per omicidio e occultamento di cadavere: nel 1988 uccise a colpi di machete la 34enne skipper pesarese Annarita Curina per appropriarsi del suo catamarano e fuggire con l’amante in Polinesia. Era evaso per ben due volte, l’ultima nel 2014. “Non sono chi state cercando”, aveva provato a negare l’uomo in un primo momento dopo la cattura .

Il latitante, alla terza cattura, al momento dell’arresto aveva un passaporto, una carta di identità e una patente nautica italiane contraffatte e intestate ad un nome di fantasia, Bertone Andrea, nonché 5.900 euro in contanti. L’arresto è stato possibile grazie alla cooperazione tra gli uomini della Squadra Mobile di Ancona, quelli del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, la polizia portoghese e il coordinamento di Eurojust.

Il corpo della donna fu trovato dai membri dell’equipaggio di un peschereccio a Senigallia il 28 luglio 1988: era stato zavorrato con un’ancora di 17 chili. L’omicidio avvenne il 10 giugno, quando l’allora amante olandese dell’uomo, Diana Beyer, 17enne all’epoca dei fatti, pugnalò la donna a un fianco mentre De Cristofaro la finì. Sull’imbarcazione si trovava anche un amico olandese della coppia, Pieter Gronendijk, 27 anni, poi condannato solo per il furto del catamarano perché estraneo al delitto e salito a bordo solo dopo. I tre vennero rintracciati in Tunisia, mentre tentavano di fuggire. La 17enne fu condannata dal Tribunale dei minori a sei anni e mezzo di carcere per concorso in omicidio: scontò 15 mesi perché ottenne la libertà condizionale e l’assegnazione a una comunità di Grosseto. In primo grado, al “killer del catamarano” venne inflitta una condanna a 30 anni, trasformata in ergastolo in appello.

Tuttavia, per due volte De Cristofaro era riuscito ad evadere dal carcere. La prima risale al 2007, quando evase dall’Istituto di Opera. Lo ritrovarono a Utrecht, proprio la città dove viveva Diana, in Olanda. La seconda è invece dell’aprile 2014: approfittando di un permesso premio di tre giorni concesso per Pasqua in una comunità di Portoferraio, non fece ritorno nel carcere di Porto Azzurro, sull’isola d’Elba, dove era detenuto. Il Portogallo potrebbe a breve concedere l’estradizione.

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