Matteo Renzi attacca a testa bassa il Movimento 5 Stelle, mentre cerca di compattare le fila del suo partito. Prima, parlando ai segretari provinciali e regionali dem, chiede uno stop alle polemiche interne in vista del referendum costituzionale. Poi, all’assemblea dei parlamentari Pd, lancia l’affondo al M5s: “Hanno lo statuto nelle mani del nipote di Grillo e del figlio di Casaleggio. Tecnicamente sono il partito del familismo e se vogliono mi querelino: io non ho l’immunità”. Secondo il segretario del Pd, il M5s “è la democrazia dell’erede e non della rete, non la democrazia diretta dell’uno vale uno ma indiretta. Parlano di casta a noi? L’accettiamo. Inizino a rinunciare all’insindacabilità e all’immunità. Si stanno arrampicando sugli specchi avendo clamorosamente detto il falso sulla nostra comunità, sulle frequentazioni mafiose e i finanziamenti. I famosi cittadini si stanno nascondendo dietro l’immunità: chiedete a Di Maio, Di Battista, Sibilia, Catalfo di rinunciare”.

Nella sua offensiva ai Cinque Stelle, il premier suona la carica ai suoi, accusati di essere troppo deboli nei confronti dei principali avversari. “Spesso abbiamo un atteggiamento di rimessa ma vogliamo dirlo o no che c’è un partito o un movimento che sta dicendo di no alla democrazia dentro i partiti? Ci facciamo dare lezioni di trasparenza noi che anche per andare in bagno chiamiamo lo streaming? Quando chiediamo meccanismi chiari loro si rintanano dietro il fatto che lo statuto non lo prevede”. E ai parlamentari Pd chiede una maggiore aggressività anche in tv: “Vorrei un atteggiamento meno remissivo in Parlamento e sulle televisioni. Dobbiamo vergognarci che qualcuno prende un avviso di garanzia? Che si vada a processo, non abbiamo paura”.

E mentre attacca il Movimento 5 Stelle, Renzi fa appello all’unità del partito. Nella riunione al Nazareno con i segretari provinciali e regionali del partito, il premier ha invitato i presenti a mettere da parte i contrasti interni, motivandoli in vista della scadenza referendaria: “Sul referendum il Pd non deve essere diviso”. L’appello arriva dopo le continue lotte intestine che hanno agitato il partito, esplose anche nell’ultima direzione Pd nel botta e risposta tra Gianni Cuperlo e Maria Elena Boschi. Il premier cerca di rassicurare la minoranza sui tempi della legge elettorale per il nuovo Senato: “Dopo il referendum manteniamo gli impegni presi, pacta sunt servanda, la discussione non esiste”.

Il capo del governo chiede ai suoi di deporre le armi per sei mesi e impegnarsi unitariamente per la campagna referendaria. “Per sei mesi dobbiamo andare a testa alta, ne abbiamo tutto il diritto. Sei mesi di lavoro costante sul territorio giocando all’attacco – ha detto Renzi – Occorre non dico una tregua sulle polemiche interne, ma parlare al Paese. Io farò questo e solo questo, rinunciando a ogni discussione o diatriba interna. Noi dobbiamo avere atteggiamento in cui giochiamo all’attacco, al calcio totale: in ogni piazza e ogni luogo raccontiamo cosa accade e cosa facciamo in Europa e in Italia”.

Ma il discorso di Renzi incontra subito lo scetticismo proprio della minoranza Pd. “Da Renzi non ho sentito questa sera un appello alla mobilitazione sulle amministrative, che sono invece la priorità – ha detto il deputato dem Gianni Cuperlo, interpellato al termine dell’assemblea dei parlamentari Pd alla Camera – Avrei voluto sentire un impegno maggiore per quell’appuntamento, anche perché giugno viene prima di ottobre”. Nei sondaggi elettorali, infatti, il Pd è in difficoltà soprattutto nelle città di Roma e Napoli. “Ho sentito – ha aggiunto l’ex presidente del partito – un lungo monologo corredato anche da qualche imitazione. Se uno voleva trascorrere la serata anche con momenti di divertimento, andava bene”.

Sul fronte della campagna referendaria, per altro, il premier potrà contare anche sulla mobilitazione di Ala, il partito di Denis Verdini. “Certo, faremo i comitati per il Sì al referendum – ha affermato il senatore a Ballarò, durante il dibattito con il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio – Io, noi, abbiamo sempre detto che la rottura del Patto del Nazareno era una follia e che queste riforme le rivendichiamo con orgoglio. Le vogliamo portare in fondo, sono sacrosante“.

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