Unione civile tra governo italiano e Vaticano? Troppo presto per dirlo. Anzi, a poche ore dall’apertura, oggi pomeriggio in Vaticano, dell’annuale assemblea generale della Cei con la prolusione di Papa Francesco, ma soprattutto alla vigilia dell’intervento del cardinale Angelo Bagnasco, l’ipotesi di una sacra alleanza tra il governo Renzi e la Chiesa sulle riforme costituzionali potrebbe essere completamente sovvertita. A trarre in inganno potrebbe essere un articolo de La Civiltà Cattolica, il quindicinale dei gesuiti italiani le cui bozze vengono riviste dalla Segreteria di Stato vaticana. In un testo di padre Francesco Occhetta, firma di punta della rivista e commentatore autorevole delle vicende politiche, c’è un vero e proprio endorsement alle riforme costituzionali fortemente volute da Renzi. Secondo il gesuita, infatti, il “successo” del referendum sulla Costituzione è “auspicabile”.

“Non si farà fatica – scrive padre Occhetta – seguendo il primato del merito, a provare perplessità non già sulle direttrici di fondo di una riforma per molti aspetti matura da anni, che potranno ispirare ulteriori modifiche incrementali negli anni a venire, ma sui singoli aspetti. Tuttavia, rispetto a tali punti di perplessità, va segnalato che una moderna cultura della ‘manutenzione costituzionale’, senza banalizzare l’importante scelta della revisione, non sacralizza tutte le soluzioni adottate e può comunque consentire, in caso di auspicabile successo del referendum, successive modifiche migliorative che tengano conto delle critiche più motivate”.

Si tratta, però, di un articolo che, seppure approvato dalla Santa Sede, non è stato rivisto e men che meno vistato dalla Conferenza episcopale italiana che, come Bergoglio ha chiarito più volte, è l’unico organismo ecclesiale che ha il compito di curare i rapporti con la politica del nostro Paese. Se quindi dalla Segreteria di Stato vaticana c’è stato il via libera alla pubblicazione del testo di padre Occhetta, non c’è da aspettarsi che Bagnasco benedica le riforme costituzionali. Anzi, è a dir poco scontato che il cardinale genovese, nella “contro prolusione” che pronuncerà all’assemblea della Cei, tuonerà contro la legge sulle unioni civili attaccando a gamba tesa Renzi in piena campagna elettorale per le amministrative.

Alla vigilia del voto in Parlamento lo aveva già fatto il segretario della Conferenza episcopale italiana, monsignor Nunzio Galantino, bollando la fiducia chiesta dal governo come una “sconfitta per tutti”. Un’indicazione procedurale esplicita da parte del numero due della Cei che era seguita a quella che alcuni mesi prima aveva fatto proprio Bagnasco chiedendo il voto segreto per la legge sulle unioni civili.

Indicazioni contrarie alla linea data dal Papa che con l’episcopato italiano aveva condannato senza mezzi termini il “vescovo-pilota” sottolineando che i laici non hanno bisogno di “un input clericale per assumersi le proprie responsabilità a tutti i livelli, da quello politico a quello sociale, da quello economico a quello legislativo! Hanno invece tutti la necessità del vescovo pastore!”. E a Firenze, nel corso del convegno nazionale della Cei, Francesco aveva spiegato che “non dobbiamo aver paura del dialogo: anzi è proprio il confronto e la critica che ci aiuta a preservare la teologia dal trasformarsi in ideologia”. Prima di tirare in modo affrettato le conclusioni e sostenere che la Chiesa abbia benedetto le riforme costituzionali è prudente ascoltare le parole che pronunceranno il Papa ma soprattutto Bagnasco. Ed è scontato che le sorprese non mancheranno.

Twitter: @FrancescoGrana

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