Personalizzare lo scontro non è il mio obiettivo, ma quello del fronte del No che, comprensibilmente, sui contenuti si trova un po’ a disagio: ma davvero vogliono mantenere tutte queste poltrone? Questo bicameralismo che non volevano nemmeno i costituenti e che furono costretti ad accettare per effetto dei veti incrociati? Questa confusione insopportabile sulla materia concorrente tra Regioni e Stato centrale?”. A scriverlo, nella sua newsletter, è il presidente del Consiglio Matteo Renzi, ribadendo la bontà delle ragioni del sì al referendum. Viene facile, quasi subito, l’obiezione di Raffaele Fitto, leader dei Conservatori e riformisti: “Delle due l’una: o Renzi è smemorato, o pensa che siamo smemorati noi. Per settimane intere, è andato in onda a reti unificate dicendo: ‘se perdo lascio’, ‘se perdo è finita la mia carriera politica’. Ora parla di opposizioni che ‘personalizzano’. A meno che, preoccupato dai sondaggi, non stia cercando una exit strategy dal vicolo cieco in cui si è infilato”. Usa parole più dure il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta: “Contrordine compagni. Renzi che aveva per primo e unilateralmente personalizzato il referendum costituzionale adesso accusa le opposizioni: ‘il fronte del no vuole personalizzare lo scontro’. Roba da trattamento sanitario obbligatorio. Il premier deve avere proprio una folle paura di perdere”.

Il presidente-segretario ha lanciato anche la campagna referendaria, annunciando per sabato 21 la prima iniziativa al Teatro Sociale di Bergamo dove “inizieremo il nostro cammino verso il referendum di ottobre, inaugurando i primi comitati di semplici cittadini. C’è un’Italia che dice Sì e che non vuole fermarsi. Che non vuole tornare alla palude, all’ingovernabilità, agli inciuci. Questa Italia è un’Italia più grande di un singolo partito, di un presidente del Consiglio, di un gruppo di politici. E a questa Italia vogliamo chiedere di darsi da fare”. Chiunque, sostiene il premier, “potrà aiutare questa gigantesca opera per rendere l’Italia un Paese con meno politici e più politica. Un Paese più semplice e più giusto, tutto qui. Come? Basta un Sì. E non a caso il sito internet che sarà la base del nostro lavoro – da sabato 21 maggio – si chiamerà proprio così: www.bastaunsi.it”.

Per Renzi “sui contenuti la stragrande maggioranza dei cittadini – di tutte le forze politiche – vuole rendere più semplice l’Italia come fa questa riforma, finalmente”. Secondo il capo del governo “ogni giorno che passa diventa più chiaro: il referendum di ottobre sarà su argomenti molto semplici. Se vince il Sì diminuiscono le poltrone; se vince il no restiamo con il Parlamento più numeroso e più costoso dell’Occidente. Se vince il Sì, per fare le leggi e votare la fiducia sarà sufficiente il voto della Camera come accade in tutte le democrazie; se vince il no continueremo con il ping-pong tra i due rami del Parlamento. Se vince il Sì avremo un governo ogni cinque anni; se vince il no continueremo con la media di un governo ogni tredici mesi. Se vince il Sì avremo meno poteri alle Regioni; se vince il No continueremo a avere venti burocrazie diverse per trasporti, infrastrutture, energie, promozione turistica all’estero. Se vince il Sì i consiglieri regionali non guadagneranno più dei sindaci”.

Qualche problema di comunicazione, tuttavia, Renzi lo avverte su altri argomenti, quelli che riguardano l’economia. “Tutti gli indicatori dicono che i cittadini non stanno notando nessuna discesa delle tasse – dice il presidente del Consiglio – Eppure c’è, eppure è evidente per gli addetti ai lavori, eppure nessun governo ha fatto quanto noi sulle tasse”. “Sulle tasse, dove ho sbagliato?”, si domanda il leader del Pd. E interpella i suoi lettori: “Gli italiani pensano che le tasse siano aumentate. C’è qualcosa che non funziona, che dite? Mi aiutate a capire dove ho sbagliato? L’email la sapete: matteo@governo.it”. “Ieri, uscito dalla Messa, mi sono fermato a parlare con il mio amico Gilberto, commercialista. ‘Matteo, che soddisfazione. Ieri ho fatto vedere a alcuni clienti quanto risparmiano di Irap quest’anno. Non ci credevano!’. Effettivamente non ci credevano. E forse neanche adesso ci credono, purtroppo” commenta con un po’ di ironia il capo del governo. “Solo per riepilogare: via l’Irap costo del lavoro. Via l’Imu e la Tasi sulla prima casa. I mitici 80 euro che tutti deridono ma che, alla fine dell’anno, sono 960 euro. Il credito di imposta al Sud. Il super-ammortamento al 140% per chi mette soldi in azienda anziché in tasca. Gli incentivi per chi assume. Via l’Imu e l’Irap agricola. Il canone Rai che passa da 113 euro a 100 euro. Le tasse locali che per legge non possono più aumentare. Bene, nonostante tutto questo, gli italiani pensano che le tasse siano aumentate”

Infine l’annuncio di un “cambio di programma” per il #Matteorisponde che questa settimana è fissato per mercoledì sera alle 21,30 (sempre su facebook). “In molti si sono lamentati – spiega – perché il #Matteorisponde non prevede la presenza di giornalisti. Per forza, è pensato come un appuntamento diretto sui social network. Quanto, invece, al confronto con la stampa, giovedì scorso sono stato intervistato a Porta a Porta da Bruno Vespa e Ferruccio De Bortoli, l’ex direttore del Corriere della Sera, il quale – in passato – è stato uno dei critici più serrati sulla azione del nostro Governo”.

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