Non ha comunicato ai cittadini e ai vertici del movimento di essere indagato per abuso d’ufficio. “Per questi motivi vieni sospeso con effetto immediato dal MoVimento 5 Stelle”. Firmato Beppe Grillo. Al culmine del botta e risposta tra il sindaco di Parma Federico Pizzarotti e diversi esponenti del MoVimento, ha diffuso, sul blog di Grillo è stata pubblicata una mail firmata dal fondatore e inviata al sindaco. “In seguito alla pubblicazione da parte del sindaco di Parma della mail dello staff e della sua risposta, pubblichiamo di seguito la mail di successiva risposta di Beppe Grillo”, si legge sul blog. La mail è stata inviata dallo staff pochi minuti prima che fosse pubblicata sul blog la decisione sul destino del sindaco di Parma, e diffusa nella sua versione integrale venerdì sera mentre Pizzarotti era collegato in diretta nella trasmissione Bersaglio Mobile di La7.

Per Grillo, si legge, “il fatto di aver sottaciuto persino al responsabile dei Comuni del M5S l’apertura a tuo carico di un procedimento penale per reati contro la pubblica amministrazione, ed il fatto di esserti addirittura rifiutato di inviare allo staff la copia dell’avviso di garanzia e della relativa documentazione, adducendo pretesti formalistici in una situazione in cui vi è la massima urgenza di chiarire anche pubblicamente se vi siano o meno seri indizi di irregolarità a tuo carico, integrano comportamenti radicalmente incompatibili con la tua permanenza all’interno del MoVimento 5 Stelle e con l’uso del simbolo del MoVimento 5 Stelle da parte tua”. Sul blog la mail attribuita a Grillo è un testo copiato e incollato, mentre la replica del sindaco è pubblicata come immagine, con intestazione e data. Pizzarotti risponde secco, con un refuso: “Adesso che ci divertiamo”.

L’avviso di garanzia recapitatogli nell’ambito dell’indagine sulle nomine dei vertici del Teatro Regio di Parma, di cui in quanto sindaco è presidente, è arrivato sulla sua scrivania nella seconda metà di febbraio 2016. Il direttorio e lo staff di Grillo, ma anche i suoi cittadini ed elettori, lo hanno saputo soltanto dai giornali tre mesi dopo. Questo il motivo della sospensione, ribadisce, il giorno dopo la decisione, Luigi di Maio, che per il direttorio è il responsabile dei rapporti con i Comuni, ed è stato pubblicamente attaccato dal sindaco per avere rifiutato negli ultimi mesi ogni contatto con Parma. “Io penso che il M5S abbia semplicemente applicato una regola. Avevamo un avviso di garanzia nascosto per tre mesi e questo è un dato inconfutabile. E per questa ragione noi abbiamo applicato una regola in quanto questo è il Movimento Cinque stelle e non il Partito democratico” ha detto Di Maio, che a Sky ha anche dichiarato di avere sentito il sindaco telefonicamente negli ultimi tempi.

Cosa che da Parma negano, come dimostrano anche i messaggi pubblicati su Facebook da Pizzarotti nel giorno della sospensione. Perché Pizzarotti, in quanto amministratore pubblico, non ha informato i suoi cittadini di quanto stava accadendo? Il sindaco ha spiegato che la sua priorità era “chiarire prima con i magistrati”. Aveva subito chiesto di essere ascoltato dal pm che coordina l’inchiesta, l’appuntamento fissato per il 29 aprile, poi però era slittato. Se quell’incontro in Procura non fosse saltato, il sindaco avrebbe rivelato alla sua città quanto stava accadendo? Sono domande che circolano da due giorni tra Parma, Roma e Milano.

Lo staff imputa a Pizzarotti anche di non avere fornito i documenti dell’inchiesta per le verifiche del caso. “Non potevo dare documentazione a una mail inviata da anonimi”, ha spiegato Pizzarotti. La richiesta arrivata a lui era firmata “staff di Beppe Grillo”, quella diffusa dal blog porta in calce il nome del fondatore del Movimento. La sospensione arriva da Grillo o da chi per lui, il meccanismo è lo stesso utilizzato in passato anche per altri eletti, ma “non è possibile governare con l’anonimato”, attacca questa volta il sindaco, che sulla possibilità di inviare le controdeduzioni alla sua sospensione non ha ancora sciolto le riserve: “Stiamo valutando, dipende tutto se qualcuno si farà sentire e da che atteggiamento avranno”. Di nuovo Pizzarotti chiama in causa Di Maio: “Fossi in lui, verrei a Parma per risolvere il problema, invece ho ricevuto telefonate da ogni parte di Italia, nessuno del direttorio mi ha chiamato”.

Il Movimento intanto si divide sul destino del sindaco grillino più famoso d’Italia, proprio a poche settimane dalle comunali. C’è chi lo difende, chi invece lo ha sempre definito un “dissidente”. La candidata romana Virginia Raggi, sempre indulgente con Pizzarotti, ammette che “c’è stato un problema di trasparenza nei confronti soprattutto dei cittadini. Pizzarotti questa situazione la conosceva da tempo e purtroppo non l’ha resa nota”.

Il Pd intanto canta vittoria per lo smacco subito dagli avversari, soprattutto a livello di opinione pubblica. Il premier Matteo Renzi appena saputo dell’avviso di garanzia aveva preso le difese del sindaco parmigiano, ma proprio i dem hanno giocato una parte importante nella vicenda del Regio. E’ stato infatti il senatore Pd Giorgio Pagliari nei primi mesi del 2015, dopo la nomina del direttore generale e del consulente del Regio Anna Maria Meo e Barbara Minghetti, a presentare l’esposto denuncia da cui è partita l’inchiesta della Procura di Parma.

Pagliari, avvocato parmigiano che in terra romana è benvisto da Renzi e vicino al ministro Graziano Delrio, era stato il fautore dell’opposizione all’amministrazione dell’ex sindaco di Parma Pietro Vignali, quello costretto alle dimissioni dalle inchieste giudiziarie per corruzioni e tangenti e che aveva lasciato la città con un debito di oltre 800 milioni di euro. Nelle aspettative dei parmigiani, nel 2012 doveva essere lui il nuovo sindaco, ma poi il Pd scelse il presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli, che poi finì sconfitto al ballottaggio dai 5 stelle.

Nei mesi scorsi si vociferava in città che il 2017 per lui potesse essere la volta buona per arrivare alla guida di Parma con i dem, ma la voce non è mai stata confermata. Come non è mai stata confermata, e addirittura smentita categoricamente dal diretto interessato, il sospetto di molti, anche all’interno dei 5 stelle a livello nazionale, che Pizzarotti stesse preparando un piano B per presentarsi alle prossime amministrative con una lista civica sostenuta da una parte dei democratici.

Ora che la sua uscita dal Movimento è data per certa, il dubbio si ripropone. Cosa farà il primo cittadino nel 2017? Anche senza i 5 stelle, Pizzarotti è noto e rispettato dalle altre forze politiche, è vicepresidente dell’Anci, Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, e ha molti contatti in ogni parte d’Italia, guadagnati sul campo da amministratore, al di là del partito di appartenenza.

Cosa succederà d’ora in poi non è ancora dato sapere. E sul tavolo, con la bufera giudiziaria e mediatica di questi giorni, ci potrebbe essere anche l’ipotesi di lasciare la politica dopo il mandato. “Cosa farò poi? Con tutto quello che è successo – ha detto alla stampa – non ci ho proprio ancora pensato”.

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