Scendi dalla nuova Classe E, equipaggiata al completo per l’assistenza attiva alla guida – che sconfina già quasi nell’autonomia, come vedremo tra breve – e sei preda di pensieri contrastanti: un po’ come mettere lo smartphone più potente nelle mani di chi ne ha sentito soltanto parlare. Perché ti senti protetto da un oggetto che non è più meccanico ma in grado realmente di “pensare” – a modo suo, facendo dei conti complicatissimi – e di valutare situazione per situazione; al tempo stesso, non molto padrone dell’auto quando questa decide da sola di anticipare o migliorare le tue reazioni. Tuttavia, l’esperienza lascia la suggestione di qualcosa che finalmente toglie imbarazzi e stress. Con giusto il dubbio che magari, dopo tanto tempo al volante di un auto così, i propri riflessi perdano smalto…

Dubbio amletico, ma in ogni caso, sì: un’auto così equipaggiata è senz’altro desiderabile, specie se vi si trascorre parecchio tempo dentro. Non è la prima volta che ci si trova a tu per tu con gli ausili all’attenzione umana, ma in questo caso la vettura approda a un livello superiore per la capacità e qualità di interpretazione delle varie situazioni di guida, merito di una sofisticazione tecnologica che include nuovi sensori come radar multilivello capaci di leggere anche attorno alla vettura, telecamera stereoscopica, telecamera a 360°, ultrasuoni ed altro ancora.

Tant’è che tra le tante note orgogliose che accompagnano la Classe E, Mercedes sottolinea proprio di aver ottenuto, nello stato americano del Nevada, la licenza di prova per la guida autonoma apportando solo alcune modifiche al software, ma senza variazioni nei componenti elettromeccanici standard.

Nella copiosa lista dei sistemi disponibili, in particolare, spicca il Drive Pilot: che, in primo luogo, permette realmente la guida semiautomatica dall’autostrada alla città, aggiungendovi l’assistenza di sterzata nei cambi di corsia o se serve effettuare manovre di scarto. Il sistema mantiene la distanza automatica dal veicolo che precede, accelerando o frenando fino a fermarsi – come in coda –, ma con la funzione Steering Pilot tiene anche la vettura in carreggiata, virando da sola la traiettoria. Anche se le strisce di demarcazione della segnaletica orizzontale mancano o sono poco chiare, poiché il sistema (ecco la principale evoluzione) valuta anche altri elementi tra cui veicoli circostanti, guardrail e non solo, continuando perciò a funzionare.

La sterzata semiautomatica (serve sempre un poco di “presenza” sul volante, più che altro per questioni legali) è qualcosa cui ci si deve abituare perché toglie la maggior parte della sensazione di controllo. Ma funziona. L’altra dotazione che offre un grande potenziale è la frenata automatica di emergenza (Brake Assist), che vedremo diffondersi per prima su tutte le categorie inferiori d’auto nel giro di brevissimo tempo. Qua, però, il sistema fino a 60 km/h è in grado di frenare anche in presenza di veicoli fermi, così come di veicoli e pedoni in attraversamento; a seconda della situazione, riesce ad evitare le collisioni fino a 50 km orari.

Sistemi infallibili? No. Perché lo siano realmente, serve che tutta l’infrastruttura sia interfacciata con un’unica rete, quindi veicoli, semafori e quant’altro tutti costantemente in dialogo tra loro. E per ora, si tratta di funzionalità certamente costose, che trovano posto solo su auto di fascia elevata, chiaramente poco diffuse rispetto alla moltitudine del parco circolante. Però… voi ne fareste a meno?

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