Ci sono dipendenti e titolari di agenzie funebri tra le 148 persone denunciate a piede libero nell’ambito dell’indagine “Caronte” dei Carabinieri di Cagliari, la stessa che ha posto 20 persone agli arresti domiciliari. Secondo quanto esposto dal colonnello Salvatore Cagnazzo, dal capitano Eugenio Fatone e dal luogotenente Pompeo Formato, gli operatori funebri dipendenti di cinque ospedali cagliaritani si occupavano di sbrigare le pratiche per le persone appena defunte senza averne alcun diritto, indicavano alle famiglie una delle oltre 40 agenzie funebri finite nell’inchiesta e proprio queste queste ultime chiudevano le bare prima del tempo previsto dalla legge. Un giro di affari che, dal 2013 al 2015, ha fruttato, secondo gli investigatori, 500mila euro.

Le indagini, condotte con intercettazioni ambientali e di videoriprese, sono iniziate nel 2013 dall’esposto presentato dal titolare di un’agenzia funebre che, secondo quanto ricostruito dai carabinieri della Compagnia di Cagliari e della Stazione di Villanova, non ha accettato le richieste di denaro dei dipendenti ospedalieri e, per questo, è stato in parte tagliato fuori dalla “gestione” dei defunti.

Grazie alle telecamere nascoste i carabinieri hanno potuto accertare come gli operatori funebri degli ospedali avessero favorito alcune agenzie “amiche” ed escluso altre, segnalando le prime ai parenti dei defunti. In cambio dei favori si facevano pagare dai 20 ai 200 euro: nascoste vicino ai feretri ancora aperti, le mance venivano così passate dai dipendenti delle agenzie agli operatori funebri degli ospedali. Alcuni di questi si erano accorti della presenza delle telecamere, ma avevano proseguito la loro attività illegale preoccupandosi solo di coprirle: il giro di affari, secondo i carabinieri, ammonta a 500mila euro nei due anni presi in esame.

Per alcuni indagati si è ipotizzata la truffa aggravata: le indagini hanno infatti dimostrato che i dipendenti ospedalieri non rispettavano gli orari di lavoro imposti e, oltre a scambiarsi i turni senza informarne la Direzione sanitaria, falsificavano gli orari delle timbrature dei badge elettronici. Per alcuni di loro, poi, è scattato anche il peculato perché utilizzavano per uso personale varie apparecchiature degli ospedali.

Durante le 10 perquisizioni effettuate questa mattina in alcuni ospedali da 150 carabinieri di Cagliari, Quartu, Dolianova, Sanluri, Iglesias, Narcao e Isili (Nuoro) e del comando provinciale dei carabinieri è stato trovato un salvadanaio con il denaro riscosso dalle agenzie. Gli operatori funebri degli ospedali avevano già spartito i soldi, segnando le varie cifre con i loro nomi e il numero di riferimento del defunto che avevano segnalato alle agenzie.

Sono 20, infine, le ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari emesse dai Carabinieri: Andrea Vacca, Piero Spiga, Paolo Atzeni, Ivano Tullio Arangino, Bruno Carta, Pietro Murgia, Agostino Di Francesco, Mario Onnis, Romano Congiu, Giorgio Locci, Umberto Fanni, Gesuino Cocco, Antonello Melis, Piero Usai, Ignazio Puddu, Marco Putzu, Mario Pinna, Ignazio Pilloni, Mario Palmas e Salvatore Furcas sono accusati di induzione indebita continuata in concorso, peculato, truffa aggravata e falso in atto pubblico.

Articolo Precedente

Foggia, assenteismo in Comune: 13 ai domiciliari. I carabinieri: “Timbravano per gli altri nonostante le telecamere”

next
Articolo Successivo

Piacenza, rivolta in carcere: “Detenuti hanno inneggiato all’Isis. Danni per 20mila euro”

next