Il denaro chiesto e ottenuto dai sindaci di Partinico e Borgetto? “Pubblicità per Telejato”. I cani ammazzati dal marito dell’amante e spacciati per intimidazione mafiosa? “Ho detto una minchiata: in realtà non sapevo chi li avesse uccisi”. L’inchiesta della procura di Palermo che lo indaga per estorsione? “Una ritorsione: pago per le mie denunce contro Silvana Saguto, l’ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo”. Quarantotto ore dopo il blitz dei carabinieri del gruppo Monreale, va in onda l’autodifesa di Pino Maniaci, il direttore di Telejato, indagato per estorsione dai pm della procura del capoluogo siciliano, sul quale pende un divieto di dimora nelle province di Palermo e Trapani. “Come è andato l’interrogatorio? Secondo me bene, ho risposto a tutte le domande, credo di avere convinto il giudice”, ha detto il giornalista uscendo dal palazzo di giustizia palermitano. Per quasi tre ore ha risposto alle domande del gip Ferdinando Sestito, del procuratore aggiunto Vittorio Teresi e del sostituto Amelia Luise. Poi Maniaci ha incontrato i giornalisti nello studio del suo legale, l’avvocato Bartolomeo Parrino, che lo assiste insieme ad Antonio Ingroia.

“Denunceremo una serie di fatti legati alle amministrazioni locali di Partinico e Borgetto e denunceremo per calunnia alcune delle persone offese, che hanno agito per motivi di rancore contro il nostro cliente”, ha spiegato l’ex procuratore aggiunto di Palermo, che adesso veste la toga di avvocato. “Abbiamo anche intenzione, però, di depositare alcune denunce relative alla gestione di quest’indagine mediatica”, ha aggiunto sempre Ingroia, mettendo nel mirino il video con le intercettazioni di Maniaci diffuso dall’Arma dei Carabinieri. “Quel video è un corpo del reato perché mette insieme intercettazioni che non sono nell’ordinanza, visto che sono penalmente irrilevanti: servivano solo a distruggere l’immagine pubblica del mio cliente”. Solita cravatta stretta al collo, battuta pronta nonostante la bufera giudiziaria, Maniaci sembra non aver perso un grammo della sua sicurezza, anche se più di una volta alle domande dei cronisti fornisce spiegazioni poco chiare. Il direttore di Telejato è certo: è stato preso di mira per le sue inchieste giornalistiche sul sistema di favori e prebende che gravitava sullo sfondo della gestione dei beni sequestrati a Cosa nostra. “La Saguto è libera e passeggia, Cappellano Seminara (l’avvocato considerato l’asso pigliatutto delle amministrazioni giudiziarie ndr) è libero e passeggia, io ho il divieto di dimora e per notificarmelo mi sono venuti a prendere alle tre di notte inserendomi in un’inchiesta con dieci mafiosi da noi sempre considerati pezzi di merda: la verità è che vogliono far chiudere Telejato, e domani chiuderà dato che non sono riuscito a pagare una bolletta dell’Enel che scadeva ieri”. Per Maniaci le richieste di denaro ai sindaci di Partinico e Borgetto sarebbero dovute a normalissimi contributi pubblicitari, mentre i due primi cittadini avrebbero raccontato agli inquirenti di essere stati vittima di estorsioni solo per vendicarsi dei continui attacchi ricevuti dall’emittente televisiva. “Ho messo a disposizione della procura il nostro intero archivio, vadano a vedere se ho mai fatto un servizio a favore di questi due sindaci o se al contrario li abbiamo sempre massacrati”.

Dalle intercettazioni agli atti dell’inchiesta, però, emerge anche altro. Come per esempio il caso dei cani assassinati nel dicembre del 2014: Maniaci denunciò l’episodio come un’intimidazione di Cosa nostra, mentre al telefono individuava il colpevole nell’ex marito della sua amante. “La mia denuncia era stata contro ignoti e in ogni caso parliamo di questione morale non penale”, si è difeso oggi il giornalista. Che poi ha aggiunto: “Ma a voi non è mai capitato di vantarvi al telefono con una ragazza della vostra potenza? Le ho detto che era colpa dell’ex marito per un mio ritorno personale, per farla sentire in colpa, ma non so se sia stato davvero lui a ucciderli. Quando parlo in privato io posso dire tutte le minchiate che voglio, ma sono e restano minchiate: per me i cani non li ha uccisi quel signore, mi serviva solo per farmi bello”. Il cavallo di battaglia dell’autodifesa di Maniaci, però, è sempre lo stesso: l’indagine ai suoi danni è una ritorsione per le inchieste sulla Saguto. “Abbiamo scoperchiato un verminaio, un sistema fatto da amministratori giudiziari e magistrati corrotti, roba da decine di milioni di euro: è per questo motivo che mi hanno colpito, per distruggere la mia credibilità come teste contro la Saguto”. Per la verità, nei giorni scorsi, la procura di Caltanissetta ha smentito che l’indagine sulla Saguto sia nata dalle inchieste di Maniaci. “Non è affatto vero – ha detto invece il giornalista- io stesso ho consegnato due faldoni ai pm Gozzo e Paci”. Ma chi è dunque per Maniaci l’autore della presunta ritorsione ai suoi danni? La procura di Palermo? O l’Arma dei Carabinieri. Qui, il direttore di Telejato allarga le braccia: “Non è che devo essere io a capirlo: lo faccia la procura”. La stessa procura che lo indaga per estorsione.

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