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Ten Talking Points: Leicester eroico, miracolo e riscatto di Ranieri. E Totti entra in un film

Bentornati a Ten Talking Points, l’unica rubrica a cui Chicco Testa stava sugli zebedei anche quando giocava all’ambientalista trent’anni fa. Altre considerazioni

di Andrea Scanzi

Bentornati a Ten Talking Points, l’unica rubrica a cui Chicco Testa stava sugli zebedei anche quando giocava all’ambientalista trent’anni fa. Altre considerazioni.

1. Claudio Ranieri ce l’ha fatta. La sua è una delle più grandi imprese nella storia del calcio, superiore anche al Verona di Bagnoli. Chi ha visto Manchester United-Leicester City, ha avuto ulteriore conferma di come il miracolo Leicester City sia tanto eroico quanto inspiegabile. Non c’è nessuno di veramente forte, a parte Mahrez, Vardy (domenica assente) e Baby Schmeichel (comunque scartato da tutti fino a ieri). Eppure ce l’hanno fatta. E’ come se avessero vissuto tutta la stagione in costante trance agonistica: sempre coesi, sempre oltre il limite, sempre gramsciani nel loro ottimismo della volontà. Che spettacolo.
2. Per chi poi è un cacciatore di epica, dentro la favola Leicester trova davvero di tutto. Il riscatto di Ranieri, “eterno secondo” per Mourinho (e non solo per lui). Schmeichel, che para da campione nello stadio che rese grande il padre. Il ciambellone Morgan, difensore centrale agile come un elefante (cit Capello) che pochi anni fa era a un passo dallo smettere di giocare a calcio per aprire un negozio di tatuaggi. L’operaio Vardy, dalla catena di montaggio ai gol-leggenda. Neanche loro si rendono conto di quello che hanno combinato.
3. La Juve continua a vincerle tutte dimostrando di essere 312 volte più forte di tutti in Italia, eppure per qualcuno sarà sempre “colpa degli arbitri”. Ah, il complotto. Le foibe. I marò.
4. Totti è entrato dentro un film che non teme eccessi di enfasi. Anche col Genoa un altro abracadabra. A fine gara, Spalletti ha sottolineato la parata finale che ha salvato la vittoria esterna. Forse perché glielo ha chiesto Szczesny, forse per ridimensionare il ruolo di Totti nella ennesima rimonta. Se così fosse, Spalletti avrebbe qualche problema: sta facendo un campionato incredibile, perché essere gelosi di un Campione che fa bene alla Roma e quindi anche a lui?
5. Il Napoli si giocherà il secondo posto domenica a Torino: se vince, resterà secondo fino alla fine. Ieri, con l’Atalanta, primo tempo bruttino e secondo notevole. Higuain è a quota 32, a una lunghezza da Angelillo (campionato a 18 squadre) e tre da Nordahl (a 20 squadre). Il Che Gue Sarri è tornato a parlare ai giornalisti dopo settimane di silenzio stampa oltremodo stupido. Decisione non sua, ma di De Laurentiis. Che gli ha garantito il rinnovo contrattuale: il minimo sindacale, dopo una stagione così bella.
6. La decisione di puntare su Brocchi era così platealmente insensata che potevano averla solo Berlusconi e Galliani. Balotelli è instancabile nel ricordare la sua ormai perdurante inutilità, ma nel Milan non c’è ormai nulla da salvare e ogni giorno si varcano nuovi confini del ridicolo. Mette poi ulteriore tristezza il fatto che, per avere un’ovazione da uno stadio, Paolo Maldini sia dovuto andare nel (meraviglioso) San Mamés. Dal Vangelo secondo Boban: “Brocchi non avrebbe dovuto accettare questo ruolo, però lo capisco. Ha pochissime colpe, solo di non aver capito che era una storia troppo grande per lui. L’era Berlusconi è finita da anni. Ha insegnato a tutti come si organizza una società moderna. Ora purtroppo è tutto l’opposto: regna la confusione totale, con ruoli indefiniti, addirittura doppi. Avrebbe dovuto cambiare rotta da tempo, per proteggere la sua storia nel Milan. si sta consumando un dramma, per un Milan che sta finendo così in basso come non gli capitava da 30 anni”. Siamo alla vergogna assoluta. #SilvioVendi: ad Alibaba, a Jigen, a Benjamin Price. Al fruttivendolo di Frassineto. A chi ti pare. Ma vendi. E vattene. Portando con te Galliani, ovviamente.
7. Sempre autocritico, Mancini. Dopo l’ennesima prestazione ridicola, ha parlato di “squadra pietosa” e gente che “non è da Inter”. Che stile, il Mancio. Ha anche detto che la stagione è positiva (mah) e che spera che l’anno prossimo la società investa veramente sul mercato. Come se non lo avesse fatto più volte fino a ieri: Jovetic l’ho voluto io? Perisic l’ho voluto io? Ljajic l’ho voluto io? Eder l’ho voluto io? Mancio forever: all’Inter, però.
8. Tra i misteri del cosmo c’è anche questo: perché il Siviglia, nell’indifferenza generale (anche degli spagnoli), vince sempre l’Europa League o comunque arriva sempre fino in fondo? Bah.
9. Il fatto che abbia dedicato un punto al Siviglia vi fa capire quanto mi stiano entusiasmando queste ultime giornate di serie A.
10. Chievo-Fiorentina mi ha appassionato come un concerto acustico di Povia alla Sagra del Fegatello a Citerna. A lunedì prossimo.

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