Omertosa indifferenza e colpevole connivenza”. Sono stati i bambini a permettere una “svolta” e a consentire agli inquirenti di far luce sulla tragica fine della piccola Fortuna Loffredo, bimba di sei anni vittima di abusi sessuali cronici, morta nel giugno 2014 dopo essere stata buttata dal balcone di una palazzina di Caivano, in provincia di Napoli. A riferirlo è Domenico Airoma, procuratore aggiunto di Napoli nord e coordinatore dell’inchiesta, che ha sottolineato come gli adulti, al contrario, “ostacolavano le indagini“. Il vero contributo è arrivato infatti dai tre figli minorenni della vicina di casa dei Loffredo Marianna Fabozzi, il cui compagno, Raimondo Caputo, è stato arrestato per la morte di Fortuna. La donna si trova ai domiciliari con l’accusa di concorso in violenza sessuale sulla figlia di tre anni insieme a Caputo (leggi). A lui l’ordinanza è stata notificata direttamente in carcere a Poggioreale.

L’uomo avrebbe gettato la bimba dall’ottavo piano perché la piccola si era rifiutata di subire l’ennesimo abuso. Un muro di omertà, quello che ha protetto dall’interno dello stabile il 44enne ora accusato di violenza sessuale e omicidio volontario. “L’indagine – dice il procuratore capo di Napoli nord, Francesco Greco – svela un quadro preoccupante in alcuni quartieri dell’area a nord di Napoli, dove l’infanzia non è tutelata, non si consente ai giovani di avere un normale percorso di crescita”. Un problema, prosegue, “di cui tutti dobbiamo farci carico. Penso alla scuola, alla chiesa, al comune, ai servizi sociali”.

“GETTATA NEL VUOTO A SEGUITO DI UN RIFIUTO” – Dalle indagini è emerso che Caputo il 24 giugno 2014 avrebbe costretto la piccola salire sul terrazzo all’ottavo piano per poi lanciarla nel vuoto, “probabilmente a seguito del rifiuto del minore di subire l’ennesima violenza sessuale”. L’uomo, secondo gli investigatori, avrebbe costretto Fortuna a subire ripetuti atti sessuali; inoltre avrebbe abusato sessualmente di altre due minori, una delle quali compagna di gioco della piccola. Fortuna, sei anni, era stata ritrovata agonizzante il 24 giugno 2014 sul selciato dell’isolato 3 del Parco Verde del paese, e dall’autopsia era emerso che era stata vittima di “abusi sessuali cronici” (leggi). Le lesioni agli organi interni rilevate dai periti nell’autopsia erano inoltre compatibili “con una caduta da oltre 10 metri”. La compagna di Caputo, 26 anni, era la madre di Antonio Giglio, morto il 28 aprile 2013 a tre anni precipitando dal balcone dello stesso palazzo in cui morì un anno dopo la piccola. Per l’avvocato della famiglia Loffredo, Angelo Pisani, “viene confermata l’ipotesi emersa dalle indagini svolte dalla parte civile”.

UN GIRO DI PEDOFILIA – Fin dall’inizio il sospetto della Procura era che la piccola fosse rimasta coinvolta in un giro di pedofilia, del quale forse anche altri bambini del Parco Verde sono vittime. Un sospetto condiviso dalla mamma di Fortuna, Domenica Guardato, che ha sempre accusato senza esitazione i residenti dell’edificio: “Il mostro è nel nostro palazzo – aveva detto – è impossibile che nessuno abbia visto. Chi sa parli”. Oggi, commentando l’arresto di Caputo ha detto: “Da una parte sono contenta perché ho avuto giustizia, dall’altro dico che quei due devono marcire in carcere perché hanno ammazzato mia figlia”. E, parlando all’Ansa, si rivolge a lui e alla compagna dell’uomo. “Voglio guardarvi in faccia per capire perché lo avete fatto”.

MOLOTOV CONTRO LA CASA DELL’ARRESTATO – Alla notizia dell’arresto, nel quartiere una bottiglia incendiaria è stata lanciata intorno a mezzogiorno contro l’abitazione di Caivano nella quale è agli arresti domiciliari Fabozzi. Ha causato leggeri danni a una finestra. Sul posto sono intervenuti i carabinieri. Sull’accaduto stanno indagando i carabinieri di Caivano e di Casoria. La 32enne si trova ai domiciliari perché accusata, in concorso con il compagno in carcere, di abusi sessuali nei confronti di una figlia piccola della donna.

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