L’aumento di capitale da 1,76 miliardi della Popolare di Vicenza avverrà a un prezzo compreso “tra un minimo vincolante” di 0,1 e “un massimo vincolante” di 3 euro per azione. Il consiglio di amministrazione della banca, che si è riunito lunedì sera, ha preso atto del fatto che fino a oggi “sono emerse indicazioni di interesse non sufficienti a consentire la determinazione di uno specifico intervallo di valorizzazione indicativa secondo la normale prassi di mercato”. Di conseguenza la forchetta indicata dai vertici dell’istituto per la ricapitalizzazione, che è molto lontana dai 6,3 euro stabiliti per il recesso (peraltro teorico), ha il “fine esclusivo” di “consentire la raccolta delle manifestazioni di interesse da parte degli investitori istituzionali” nell’ambito del progetto di quotazione in Borsa dell’istituto e “anche in considerazione dell’interesse sociale che l’aumento di capitale è diretto a realizzare”, spiega la nota diffusa dalla banca. Occorre ricordare che nel 2014 il valore delle azioni era fissato a 62,5 euro.

Sulla base dell’intervallo individuato, dopo l’aumento – garantito non più da Unicredit bensì dal fondo Atlante creato ad hoc – la banca varrà tra 1,5 e 1,8 miliardi. Vale a dire che, come attestato da Mediobanca dieci giorni fa, la popolare appena diventata spa attualmente vale zero.

Secondo il consiglio di amministrazione il prezzo massimo è “sostanzialmente allineato al multiplo medio espresso dai prezzi azionari relativi alle banche popolari italiane quotate calcolato alla data del 15 aprile 2016″ e “corrisponde a una valorizzazione del capitale economico della banca post-aumento di capitale che rappresenta una maggiorazione del 20 per cento rispetto alla valorizzazione del capitale economico della Banca post-Aumento di Capitale determinata sulla base del prezzo minimo dell’intervallo di valorizzazione”.

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