Parafrasando il titolo di un film, potremmo definirla “la carica dei 2.106”. Tanti sono, infatti, gli ex deputati che ogni mese percepiscono il famoso vitalizio. I numeri arrivano direttamente dai piani alti di Montecitorio. E sono contenuti in una lettera messa nero su bianco dai tre deputati questori – Stefano Dambruoso (Scelta civica), Paolo Fontanelli (Pd) e Gregorio Fontana (Forza Italia) – in risposta alla missiva inviata lo scorso 25 gennaio da cinque deputati di Alternativa Libera alla presidente Laura BoldriniI componenti del gruppo che a Montecitorio riunisce alcuni espulsi e fuoriusciti dal Movimento 5 Stelle hanno chiesto alla Boldrini di conoscere quanti, fra gli ex inquilini della Camera, percepiscono il vitalizio. Calcolato sia in base al sistema retributivo sia in base a quello pro-rata (contributivo, ndr), in vigore dal 1° gennaio 2012 (dati peraltro già presenti nella banca dati sui vitalizi pubblicati da ilfattoquotidiano.it). Ma, soprattutto, quanto hanno versato i soggetti in questione in termini di contributi previdenziali. Un’informazione preziosa per capire la differenza tra la spesa sostenuta dagli eletti e le ricche somme incassate con le pensioni spesso erogate dopo pochissimi anni di presenza nelle istituzioni.

A circa tre mesi di distanza sono arrivate le risposte. Anzi, le non risposte. Per quanto riguarda i numeri, come detto, i questori fanno infatti sapere che i soggetti beneficiari dell’assegno mensile sono in tutto 2.106 (dato aggiornato al 29 febbraio 2016). Così suddivisi: 1.311 i deputati cessati dal mandato che percepiscono il vitalizio con il vecchio sistema retributivo, 153 quelli che lo percepiscono con il pro-rata, 636 i percettori di assegno vitalizio di reversibilità (destinato a parenti di ex deputati defunti) e 6 quelli percettori di trattamento di reversibilità pro-rata. Ma ad alcune altre domande contenute nella lettera, le più interessanti per capire quanto gli ex parlamentari ci stiano guadagnando con il privilegiatissimo sistema dei vecchi vitalizi, invece, Dambruoso, Fontanelli e Fontana non hanno fornito spiegazioni. A cominciare proprio dal quesito relativo ai contributi effettivamente versati. “Corre l’obbligo di segnalarvi che la richiesta, tenuto conto che le posizioni di ciascun percettore, per loro natura, non sono omogenee, richiederebbe una articolata verifica ed elaborazione dei dati per ciascuno dei soggetti interessati”, hanno fatto sapere i deputati questori. “In particolare – è scritto ancora nella loro risposta – con riferimento ai deputati che abbiano svolto il mandato parlamentare in epoca risalente, le informazioni relative all’esatto ammontare dei contributi versati non sono di immediata disponibilità, non essendo infatti la loro consultazione necessaria ai fini del calcolo dell’assegno vitalizio, determinato percentualmente con riferimento all’importo dell’indennità parlamentare per gli anni di mandato svolti fino al 31 dicembre 2011”. Quanto al terzo quesito, quello relativo al totale delle erogazioni, la risposta “è rinvenibile nei bilanci annuali della Camera consultabili sul sito internet”. Come a dire: i conti fateli da soli.

Risposte che ovviamente non hanno soddisfatto i deputati di Alternativa Libera. A cominciare da Tancredi Turco, che sulla questione-vitalizi – nei mesi scorsi – ha presentato una proposta di legge per chiedere, di fatto, il ricalcolo dell’assegno in base ai contributi effettivamente versati secondo le regole Inps. “Considerando solo i numeri che ci hanno fornito – attacca il deputato ex M5S – emerge chiaramente come sia necessario provvedere subito a rivedere le regole pensionistiche visto che a fronte di 1.464 ex deputati ancora in vita che percepiscono assegni previdenziali dalla Camera, ci sono 642 beneficiari di trattamenti di reversibilità, pari a un tasso di circa il 30 per cento. Una cifra abnorme se si considera che tra i percettori di pensioni Inps, nel 2014, la percentuale delle reversibilità è pari a circa il 14,5 per cento”. Quindi, conclude Turco, “non solo gli ex parlamentari percepiscono pensioni molto più alte di quelle degli altri cittadini, ma le regole della Camera per avere diritto alla reversibilità sono molto più morbide di quelle previste per le persone comuni”.

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