La procura della Repubblica di Napoli chiude le indagini preliminari sull’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri nell’ambito dell’inchiesta-stralcio sul saccheggio della biblioteca dei Girolamini di Napoli, fra i patrimoni librari più preziosi d’Europa. Un saccheggio che, per la Corte dei Conti di Roma, ammonta a quasi 20 milioni di euro. Sono 4mila i volumi rarissimi portati via dalla biblioteca tra giugno 2011 e aprile 2012.

Secondo la Procura alcuni tomi sono finiti nelle mani del fondatore di Forza Italia, così appassionato bibliofilo da minacciare uno sciopero della fame perché in carcere a Parma non ne aveva, che li avrebbe ricevuti in regalo. Nell’inchiesta partenopea, infatti, l’ex senatore è indagato per peculato in concorso con l’ex direttore della Biblioteca Marino Massimo De Caro, condannato dalla Cassazione a sette anni di reclusione perché ritenuto il principale responsabile della sottrazione dei libri antichi. Dell’Utri ha sempre sostenuto di non sapere che quei volumi fossero rubati, ma questa versione non ha mai convinto la Procura. L’avviso di conclusione delle indagini è arrivato a poco più di un mese dal via libera del Senato all’utilizzo delle intercettazioni telefoniche tra De Caro e l’ex senatore ed è stato notificato a Dell’Utri nel carcere di Parma, dove è detenuto dal giugno 2014.

Il ruolo di Dell’Utri
Secondo la Corte dei Conti Marino Massimo De Caro (già consigliere dell’ex ministro per i Beni e le Attività culturali Giancarlo Galan) e l’ex conservatore della Biblioteca, don Sandro Marsano, dovranno pagare al complesso 19,4 milioni di euro. Che fine hanno fatto quei volumi? Dell’Utri aveva ricevuto da De Caro diversi tomi antichi, ma li ha restituiti quasi tutti dopo l’apertura dell’inchiesta. È invece sparita nel nulla una copia rara dell’Utopia di Tommaso Moro. Agli inquirenti l’ex senatore ha raccontato di aver dovuto smantellare in parte la biblioteca che possedeva a Milano e, per questa ragione, di non essere riuscito a ritrovare più quel libro tanto prezioso.

Gli inquirenti sono convinti che l’ex senatore sapesse della provenienza illecita dei volumi e che tra i due ci fosse un accordo. Di certo c’era un rapporto di amicizia, confermato dallo stesso dell’Utri nel corso di un interrogatorio. Secondo le indagini degli inquirenti il fondatore di Forza Italia avrebbe ricevuto almeno 14 dei volumi antichi sottratti alla biblioteca. Alcuni dei quali di inestimabile valore, tra cui appunto una copia dell’opera del politico e filosofo inglese (1518), una del De rebus gestis Antonii Caraphaei di Gian Battista Vico e Momo e del principe di Leon Battista con la Legatura Canevari.

Le intercettazioni
E poi ci sono i riscontri delle intercettazioni. “Lei c’ha sempre il Vico che l’aspetta eh… Quello lì lo porto io” gli dice De Caro. E Dell’Utri gli risponde: “Eh, bravo, con il tartufo”. Il 22 febbraio 2012 l’ex direttore della Biblioteca esordisce: “Dottore, ho trovato il De rebus gestis di Antonio Carafa”. E Dell’Utri: “Del Carafa sì che non ce lo abbiamo”. E gli fa i complimenti: “Bravo Massimo!”. Secondo gli inquirenti il volume è stato poi consegnato a marzo, a Milano. Un’altra intercettazione risale al 29 marzo del 2012 e, secondo la Procura, è piuttosto eloquente. De Caro parla con Dell’Utri: “La prossima settimana sono da solo nel convento, tutto il convento per me, se vuole dottore… da solo! Ho le chiavi perché i padri vanno via”.

L’estensione dell’estradizione
Il 1 marzo scorso il Senato, confermando la decisione della Giunta per le immunità, disse sì all’uso delle intercettazioni telefoniche. L’avviso di conclusione delle indagini è stato firmato nei giorni scorsi dai pubblici ministeri Ilaria Sasso del Verme, Antonella Serio e Michele Fini, coordinati nell’inchiesta dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli. Ma prima di una eventuale richiesta di rinvio a giudizio i pm dovranno chiedere e ottenere l’estensione dell’estradizione in riferimento al reato di peculato alle autorità del Libano, dove Dell’Utri fu arrestato il 12 aprile 2014. Il 9 maggio dello stesso anno arrivò la sentenza della Cassazione: sette anni di carcere per concorso esterno a Cosa nostra. Il 9 giugno fu concessa l’estradizione in relazione a quel reato. Ora l’estradizione dovrebbe essere estesa in relazione a quest’altra indagine.

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