Due anni fa, con un diploma della Business School in tasca e poche speranze di trovare lavoro in Italia, si è detta “adesso basta, non ce la faccio più. Me ne vado e non torno”. Così oggi, Katia Moretti, classe 1980, fiorentina di nascita, vive a Chester, in Inghilterra, 77mila abitanti non lontani dal confine con il Galles. Fa la cameriera, come tanti giovani che vanno a vivere a Londra in cerca di un futuro diverso, con molti sogni da realizzare. E spera, un giorno, di crearsi un proprio business, una propria attività, e chissà, viaggiare molto. “L’Inghilterra offre tante possibilità. Certo – ammette – ero convinta che avrei potuto candidarmi subito per un lavoro d’ufficio perché conosco bene l’inglese, ma non è stato così. Però, come cameriera, ho trovato senza problemi, e non credo tornerei mai indietro”. Traslocare oltreconfine non è facile: si lascia alle spalle la famiglia e frequentare gli amici di una vita significa una chiamata via Skype, una visita durante le vacanze. E molte email. “Ma quando ho messo piede in Inghilterra per la prima volta come turista mi sono sentita a casa. E’ difficile da spiegare, è una sensazione particolare, che sento solo quando sono qua”.

Tutto è iniziato nel 2014, appunto, quando Katia ha trascorso sette mesi in Canada, a Toronto, con un visto vacanza-lavoro. “Un’esperienza fantastica”, che è stata la molla per lasciare l’Italia. Dove, prosegue “o segui la moda o non sei nessuno”. Dove c’è “caos, disorganizzazione. E poi – continua – mancano prospettive, nessuno si fida di nessuno e tutti pensano solo a loro stessi, abbiamo perso lo spirito d’iniziativa. E’ questo che penalizza tanto l’Italia: non guardiamo più in là del nostro naso, non siamo lungimiranti”. Ma non chiamatela “cervello in fuga”. “No, più che altro sono un cuore in fuga. Amo Firenze, amo il mio paese, ma non credo ci tornerei. Prendiamo la mia città: è meravigliosa, ma è la stessa da 600 anni. Nulla è cambiato, niente si muove a Firenze. E’ come un museo. Bellissimo, ma cristallizzato ai tempi dei Medici”.

In Italia o segui la moda o non sei nessuno. Non siamo lungimiranti e abbiamo perso spirito di iniziativa

Un ambiente diverso da quello che ha trovato in Inghilterra, “dove tutto è vivo, si evolve, si muove – racconta –. Qui tutto funziona, è organizzato ed è a portata dell’utente”. E ci sono altri aspetti positivi: “Regnano la calma e la tranquillità. Un esempio? Nessuno alza la voce, nessuno suona il clacson e ti manda a quel paese, e le persone, se hai bisogno, ti danno una mano”. Le sue avventure, Katia le racconta in un blog, una sorta di diario dove, oltre a scrivere delle sue giornate, dà consigli a chi pensa di trasferirsi, o a chi l’ha già fatto, ed è alle prese con la necessità di ambientarsi. L’ha chiamato Una fiorentina a Chester: guida definitiva per chi vuole vivere (e sopravvivere) in Inghilterra. “In tanti mi chiedono informazioni su come sia vivere nel Regno Unito, e invece di rispondere singolarmente uno a uno, ho aperto un blog dove condividere le mie esperienze – spiega -. Così cerco di aiutare più persone possibili: chi vuole partire, chi vuole sognare, e chi ancora non si è deciso”.

Giovani e meno giovani in cerca di prospettive, ragazzi e ragazze freschi di studi, o che hanno già fatto i conti con il precariato, e vorrebbero un domani poggiare i piedi su un po’ di stabilità. “Gli italiani fanno bene a trasferirsi all’estero, anche se magari non intendono cambiare paese per sempre – spiega Katia –. Viaggiare serve ad aprire gli occhi, la mente, a diventare migliori, più completi. Vivere un’esperienza fuori dall’Italia permette di conoscere meglio il mondo. E a prescindere dal fatto che poi si voglia tornare a casa o meno, è un’esperienza che arricchisce. Quando per la prima volta ho vissuto all’estero, ho scoperto un’altra Katia, diversa, migliore. Mi ha aiutata a vincere le piccole e grandi sfide quotidiane, a costruire la mia autostima, a rendermi più forte. Tutto questo non accade se si rimane troppo legati a casa”.

Prendiamo la mia città, Firenze. Bellissima. Un museo. Rimasta a 600 anni fa, mentre in Inghilterra c’è vita

Poi c’è la nostalgia, ma questa è un’altra storia. “La proviamo tutti, chi lo nega mente. Io però sto costruendo il mio futuro, e non tornerei mai indietro”. Il primo consiglio che Katia dà a chi vorrebbe andarsene: “Fatelo per una ragione, non perché va di moda. E’ dura, soprattutto se si parte da soli, come ho fatto io. Quindi pensateci bene. Ma se è davvero questo il vostro sogno, realizzatelo, e non lasciatevi abbattere dalle prime difficoltà”.

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