“Sono interessato a sapere se esiste o è esistita un’attività di dossieraggio nei miei confronti, volta a screditarmi, basata su presupposti totalmente infondati. Attività che considererei molto grave non solo nei miei riguardi, ma anche verso ogni cittadino italiano che possa esser oggetto di tali attenzioni. Per questo motivo presenterò un esposto alla Procura”. Così reagisce il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, alle notizie di stampa emerse dalle pieghe dell’inchiesta sul petrolio in Basilicata.

Ovvero che qualcuno aveva dato a un consulente del ministero dello Sviluppo economico carte dell’inchiesta sulla ‘ndrangheta in Emilia che riguardavano l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio. O così almeno dice l’interessato, Walter Pastena, intercettato nell’inchiesta, che le definisce un”regalo”. Un regalo per dossierare il rappresentante del governo come si capisce chiaramente da quello che dice Pastema al solito Gianluca Gemelli, il compagno dell’ormai ex ministro Federica Guidi: “Finito sto casino usciranno le foto di Delrio a Cutro con i mafiosi“. E, dice Pastena ancora rivolta a Gemelli, “ti puoi togliere qualche sfizio”. Il riferimento è all’inchiesta Aemilia, che il 28 gennaio 2015 ha fatti scattare 117 tra ‘ndrangheta, imprenditorie politica in particolare tra Reggio Emilia – città di cui Delrio è stato sindaco – e Modena.

“Ho letto oggi da articoli di stampa che sono al centro degli interessi di un comitato d’affari che non conosco, da cui non ho mai ricevuto pressioni o condizionamenti e tantomeno ricatti – fa sapere Delrio – ai quali evidentemente non mi sarei mai sottoposto”.

In quell’inchiesta emiliana Delrio non era indagato ma era stato sentito dai pm dell’Antimafia di Bologna come persona informata sui fatti, in particolare sui suoi rapporti con la comunità di Cutro, il paese in provincia di Crotone a cui è legata la prevalentemente la ‘ndrangheta trapiantata da decenni in Emilia. In quell’occasione Delrio diede la proprio versione sulla visita a Cutro alla quale Pastena pare fare riferimento: “Sono andato a Cutro nel 2009 in occasione della festa del Santo Crocefisso che è una festa religiosa molto importante”, disse il ministro delle Infrastrutture ai magistrati. “Noi abbiamo un gemellaggio”. All’epoca, a dire il vero, il tour di Delrio in Calabria sembrò ai suoi oppositori più politico che religioso, volto a rafforzare il consenso nella numerosa comunità cutrese di Reggio. Delrio raccontò anche di aver accompagnato dal prefetto di Reggio Emilia una delegazione di imprenditori cutresi che si sentivano nel mirino per la loro origine calabrese e rischiavano di perdere commesse.

Nell’intercettazione del 29 gennaio 2015 – il giorno dopo gli arresti di Aemilia – la vicenda si trasforma in un’occasione di dossieraggio per regolare i conti all’interno delle diverse cordate che si contendono posti nei ministeri che contano. “Tieni conto che i carabinieri sono venuti a portarmi a portarmi il regalo in ufficio…”, dice Pastena, che della Guidi è un collaboratore, a Gemelli. “Hai visto il caso di Reggio Emilia? Finito ‘sto casino usciranno le foto di Delrio a Cutro con i mafiosi… Tu non ti ricordi quello che io ti dissi, che c’era un’indagine, quelli che hanno arrestato a Mantova, a Reggio Emilia, i Cutresi, quelli della ’ndrangheta no, te l’ho detto, perché chi ha fatto le indagine è il mio migliore amico, e adesso ci stanno le foto di Delrio con questi”. Del “migliore amico” che si incarica di far arrivare a Pastena il materiale su Delrio però non viene fatto il nome.

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