Capi di governo, politici, funzionari d’alto rango del Partito Comunista cinese, sportivi milionari. Ma anche Barbara D’Urso. C’è anche la regina della domenica pomeriggio di Mediaset tra gli italiani citati nell’archivio dello studio legale Mossack Fonseca, protagonisti dei cosiddetti Panama Papers, la più grande fuga di notizie della storia della finanza, che ha portato alla luce oltre 200mila società offshore in paradisi fiscali legate a centinaia di personaggi famosi. Lo anticipa L’Espresso, che annuncia la pubblicazione nel numero di venerdì i nomi dei primi 100 italiani che figurano nella lista di coloro che hanno portato denaro nel Paese centramericano.

In particolare, tra gli 11 milioni di documenti riservati, spunta il nome di Maria Carmela D’Urso, vero nome della padrona di casa di Pomeriggio 5, la quale figura come “director“, ovvero amministratrice, della Melrose street ltd, società registrata nel 2006 alle isole Seychelles, altro paradiso fiscale. I legali della presentatrice parlano di “informazioni lacunose“, perché la società “è stata aperta ai fini di un’operazione immobiliare che la signora D’Urso intendeva compiere in Costa Azzurra“. Poiché l’operazione non è giunta a buon fine, prosegue la nota, la società è stata chiusa.

Poiché la vicenda coinvolgerebbe cittadini italiani, anche la Procura di Roma, dopo quelle di Torino e Milano, intende muoversi sulla vicenda. I pm di piazzale Clodio stanno seguendo l’evolversi del caso e in queste ore si sta valutando la possibilità di aprire un fascicolo di indagine. A breve potrebbero essere avviati accertamenti con l’affidamento di una delega alla Guardia di Finanza.

Nel resto del globo il caso continua a scuotere i palazzi del potere. Di ogni tipo di potere. La polizia svizzera ha perquisito gli uffici della Uefa a Nyon, nell’ambito del presunto coinvolgimento dell’attuale presidente della Fifa, ed ex segretario generale dell’Uefa, Gianni Infantino. In una nota la Uefa ha confermato la perquisizione, aggiungendo di aver “fornito alla polizia federale tutti i documenti pertinenti in nostro possesso” e di aver “cooperato pienamente” con le autorità.

Il governo panamense si difende. Il ministero degli Esteri di Panama ha inviato una lettera all’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) affermando che qualunque “suggerimento” relativo al fatto che il Paese è un paradiso fiscale è categoricamente falso. Il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria, aveva detto che i Panama Papers indicano che il Paese tollera la “cultura del segreto” nelle transazioni finanziarie. Ma Panama ha consigliato di guardare ad altri paradisi fiscali come le Isole Vergini britanniche. La nostra legge, ha scritto il ministro, “nella sostanza non è diversa da quelle di qualunque altra regolamentazione finanziaria”.

Secondo Wikileaks a muovere i fili dell’intera vicenda, e in particolare del coinvolgimento del presidente russo Vladimir Putin, sarebbero gli Stati Uniti e il miliardario americano d’origine ungherese George Soros. Lo si legge in un tweet dell’organizzazione di Julian Assange, secondo cui tutto sarebbe passato attraverso l’Occrp (Organized Crime and Corruption Project), finanziato da Usaid, l’agenzia Usa per lo sviluppo.(ANSA).

#PanamaPapers, l’attacco a Putin è stato fatto dall’OCCRP, che punta alla Russia e l’ex Urss ed è stata fondata da USAID e Soros”, twitta Wikileaks. L’Occrp (Organized Crime and Corruption Project) è una no profit, si legge sul suo sito, ed è appoggiata, oltre che da Usaid, dalle Open Society Foundations, da organizzazioni giornalistiche come l’International Consortium of Investigative Journalists (Icij), Scoop, e il Center for Public Integrity (Cpi).

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