“Senza un ordine di priorità si rischia di affiancare all’esasperato populismo di opposizione, che affligge il nostro paese, un populismo di governo di cui non abbiamo bisogno”. Il viceministro all’economia Enrico Zanetti ha così commentato la proposta del premier di erogare un bonus di 80 euro a chi percepisce una pensione minima. “E’ chiaro che aumentare le pensioni minime è un desiderio non solo di questo governo ma anche di quelli precedenti. Ma è anche chiaro che bisogna darsi delle priorità – ha continuato Zanetti – per quanto riguarda noi è chiarissimo confermare le riduzioni fiscali a favore di chi lavora e produce, scongiurare in modo più definitivo le clausole di salvaguardia che gravano sul Paese. E soltanto poi prendere in mano la parte pensioni mettendo però in fila le questioni e cioè, innanzitutto, pensare a chi non ha né un lavoro né una pensione. Dopo di che, certo, pensare a chi vuole arrivare alla pensione un po’ prima e a chi la vorrebbe avere un po’ più alta”.

Dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, invece, arriva un pronto sì: “Sono d’accordo con quanto detto dal premier Renzi. Questo è un tema che è presente da quando si decise il bonus degli 80 euro ai lavoratori due anni fa; naturalmente questo è un tema che va affrontato all’interno della legge di Stabilità perché abbiamo una ovvia esigenza di compatibilità rispetto all’utilizzo delle risorse; sono favorevole naturalmente  al fatto che anche le pensioni più basse abbiano un loro adeguamento. Lo dovremo vedere dentro a questo contesto generale di equilibrio della nostra economia e del nostro bilancio”, ha detto ai microfoni di Radio 24. Poco prima di lui il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, si era invece tenuto con prudenza sulle generali: “Occorrono misure strutturali, in Europa e in Italia bisogna agire sugli effetti dell’invecchiamento demografico. Negli anni l’Italia ha messo in atto una delle più ambiziose riforme del sistema pensionistico gli indicatori europei ci segnalano fra i migliori esistenti: eventuali interventi non possono che partire da questa considerazione”. Più deciso il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, davanti alle telecamere di La7: “E’ un tema da approfondire. Non è una riforma delle pensioni, si tratta di alcuni accorgimenti per il sostegno delle pensioni basse e sarà fatto da qui alla fine della legislatura, il 2018″. E ancora: “I tempi non so prevederli. Non è la priorità. La visione deve essere d’insieme. A un certo punto arriveremo al tema di sostenere il reddito di pensioni molto basse. Quanto costa il provvedimento? Capisco che il tema delle pensioni sia un tema sexy, ma stiamo parlando solo di un tema, non c’è una istruttoria sul tema”.

Sul fronte sindacale, invece, non manca chi rivendica la paternità della proposta di Renzi: “Il bonus di 80 euro da estendere alle pensione minime di cui ha parlato il Premier Renzi, per la verità, è una proposta della Cisl ma riguarda una platea di pensionati ben più ampia”, ha commentato la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan. “La Cisl ha sempre sostenuto l’utilità di allargare il bonus, attualmente riservato ai lavoratori dipendenti con reddito fino a 26.000 euro, anche ai pensionati, per migliorare la capacità di spesa ed alleviare il disagio economico delle famiglie con redditi medio bassi – ha aggiunto -. Pur considerando, dunque, condivisibile l’obiettivo di questa proposta, ci auguriamo che le parole del Premier non siamo sempre e solo annunci. Riteniamo inoltre opportuno lavorare ad un intervento di carattere più generale e strutturale per evitare che l’eccessiva segmentazione delle agevolazioni fiscali produca iniquità fra chi può beneficiare del bonus e chi ne resterebbe escluso”. La Furlan ha quindi invitato l’esecutivo ad avviare “con le parti sociali un confronto a tutto campo per anticipare la revisione delle aliquote Irpef e realizzare una riforma fiscale strutturale in grado di intercettare l’enorme capacità economica oggi evasa, ridistribuendola prioritariamente a beneficio del mondo del lavoro e dei pensionati. E poi aspettiamo di vedere se nel Def si affronterà il tema della riforma delle pensioni oppure no … non abbiamo più bisogno di parole ma attendiamo fatti concreti”.

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