Il Parlamento del Venezuela, controllato dall’opposizione anti-chavista, ha approvato la legge di amnistia per i prigionieri politici. Complessivamente si tratterebbe di oltre 110 persone che verrebbero liberate, considerate come prigionieri politici dall’opposizione, fra i quali il leader anti-Maduro Leopoldo Lopez.

Quello dell’amnistia era stato uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale dell’opposizione, ma non è detto che diventi realtà. Il presidente Nicolas Maduro ha già infatti fatto sapere che porrà il veto alla legge, perché si tratta di “una norma che promuove la violenza”.

Con questo provvedimento, ha detto il delfino di Chavez parlando a reti unificate, mentre il Parlamento era ancora in sessione per dibattere la legge, “state approvando una legge per proteggere assassini, criminali, narcotrafficanti e terroristi. È bene che lo sappia la destra nazionale e internazionale: le leggi per proteggere i terroristi e i criminali non passeranno”.

Tra gli altri prigionieri che beneficerebbero dell’amnistia ci sono anche alcuni commissari di polizia che parteciparono attivamente al golpe del 2002 contro Hugo Chavez, ritenuti i presunti autori di alcune morti che si verificarono in tale occasione. La maggior parte sono però manifestanti arrestati durante le proteste organizzate da Leopoldo Lopez nel 2014 per chiedere le dimissioni di Maduro, e il sindaco metropolitano di Caracas, Antonio Ledezma, accusato di cospirazione per assassinare il presidente.

La legge, per essere applicata, dovrà ora essere inviata all’esecutivo, e Maduro ha dieci giorni per rivederla, promulgarla e ordinarne la pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Se non dovesse pronunciarsi in questo lasso di tempo, il Parlamento ha la facoltà di promulgare la legge, che però starebbe sotto la spada di Damocle del vaglio di costituzionalità del Tribunale supremo di Giustizia (Tsj), considerato alleato del chavismo.

Molti dei suoi magistrati sono stati nominati infatti lo scorso dicembre dal Parlamento quando era ancora a guida chavista. Tanto che dopo l’approvazione della legge di amnistia, il Parlamento ha iniziato a discutere una legge per riformare il Tsj e nominare nuovi magistrati. Chissà se a ridurre le distanze tra tra il chavismo e i suoi oppositori potrà dare una mano il documento approvato, per rispondere all’invito di Papa Francesco. Il Parlamento ha infatti dato il suo sì all’unanimità all’accordo per promuovere le condizioni di dialogo tra i due schieramenti dopo l’invito formulato dal Pontefice ai poteri pubblici a lavorare insieme per il benessere del Venezuela. “Approvato all’unanimità, ecco il miracolo”, ha commentato Henry Ramos Allup, presidente dell’Assemblea.

Ma il fronte degli oppositori di Maduro non sta solo in Parlamento. Anche il mondo della stampa è contro di lui, e diversi giornalisti, fotografi e lavoratori della stampa, insieme a deputati dell’opposizione, sono scesi in piazza per protestare contro il presunto “assedio comunicativo” imposto dal governo. “Nel nostro paese la stampa scritta ha perso il 60 per cento dello spazio informativo – lamenta Silvia Alegrett, ex presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti – Di 115 quotidiani nel 2013, nel 2015 sono diventati 93. La causa è il monopolio del Governo sulla carta”.

Solo nella settimana prima della Pasqua, dodici giornali non sono andati in stampa per risparmiare carta e sopravvivere un mese in più, mentre El Carabobeño, uno dei più antichi del Paese, ha smesso di uscire in edicola per la mancanza di materia prima. Una situazione che sta mettendo a rischio, come ha denunciato Marcos Ruiz, segretario generale del Sindacato nazionale dei lavoratori della stampa, “altri 85 giornali, e i posti di 30mila lavoratori, diretti e dell’indotto”.

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